L'anno scorso
due brani erano stati sufficienti per suscitare grande interesse nei confronti dei
Dead Lord, che finalmente esordiscono sulla
lunga distanza con "Goodbye Repentance", sempre per la High Roller Records e sempre in debito con gli anni '70 ed i
numi tutelari Thin Lizzy .
Ai Dead Lord non manca certo la capacità di suscitare emozioni, e ci riescono facilmente, sia grazie all'eccellente prova vocale di Hakim Krim, che conferma di avere ereditato e fuso tra loro i geni di Ozzy Osbourne e sopratutto di Phil Lynott, sia per l'efficacia delle otto canzoni che fanno parte del disco, che tradiscono l'animo sicuramente
vintage di questi svedesi che comunque non danno mai l'impressione di limitarsi a copiare e di rifarsi ad un passato, che, anzi, rinverdiscono con energia e buone idee.
Dal loro precedente singolo i Dead Lord recuperano la sola "Onkalo", ed è un peccato perchè anche "No Prayers Can Help You Now" era sugli stessi ottimi livelli, ma le altre canzoni che fanno parte dell'album non sono certo da meno, a partire dall'opener "Hank" sino alla conclusiva "Ghost Town".
Questo fa di "Goodbye Repentance" un lavoro compatto dove ogni brano ha sì le sue peculiarità, ma allo stesso tempo si conferma parte del tutto. Certo "Goodbye Repentance" (un riuscitissimo mix di UFO, Thin Lizzy e Black Sabbath) o "No More Excuses" (che dopo una prima metà triste e blueseggiante si espone a roventi pulsazioni Rock) possono aver un fascino particolare per il sottoscritto, ma è davvero difficile mettersi lì a dire quale brano sia meglio di un altro e cercare poi di giustificarlo.
Sarebbe anche una perdita di tempo: meglio star lì a godersi l'ascolto.
Tanto derivativi, quanto convincenti e credibili.
PS: che dite... magari con un pizzico di fantasia in più per l'artwork?
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