Entrails
"Raging Death"
10 May 2013
Old school death metal
Metal Blade
"
Vabbè, li faccio io".
Per caso ed anche perchè non ho visto interesse di alcuno in redazione, mi auto-assegno questa recensione: d'altronde incidono per
Metal Blade, proprio delle fetecchie cosmiche non saranno, e poi old school death metal...almeno il genere è quello giusto!
Leggo la bio, formatisi nel 1990 ma primo disco solo nel 2008...caspita.
Copertina del secondo disco, "
The Tomb Awaits", ditemi se non è un mezzo plagio a "
Left Hand Path" degli
Entombed...e il logo???
Cacchio, pure il logo è sputato a quello degli Entombed!
Porca miseria...la cosa si fa interessante.
Parte il play di "
Raging Death"...intro lugubre, atmosfera paludosa, voce alla dialoghi infermieristici dei
Carcass di "
Necroticism"...e parte il riffone.
NON CI SI CREDE. Chitarra sputata ai gloriosi tempi
Entombed/Dismember/Grave, quando i
Sunlight Studios di
Tomas Skogsberg dominavano la scena death metal mondiale.
E la copertina? un mezzo morto zombie con la falce fienaia in mano, in mezzo ad una foresta lugubre, con le croci, le tombe ed altri zombie. Insomma c'è tutto.
E c'è pure "Raging Death", nel senso che il disco è più che ben fatto.
Originale? Ovviamente no!
Derivativo? E grazie al ciufolo!!!
E' un disco di old swedish Stockholm death metal, è una band nata durante l'esplosione di quel movimento, è ovvio e giusto che sia così:
Dan Swano ci mette tutta la sua esperienza dietro la console e "Raging Death" ne esce con un sound davvero abrasivo, devastante, con quei medi saturi come ai bei maledetti tempi, mentre gli
Entrails ci mettono del loro con dei riffs semplici ma maledettamente convincenti, con rallentamenti a-là "
Dreaming in Red" ("
Headless Dawn") o lancinanti assoli che ricordano "
Dismembered" ("
Carved to the Bone" o "
Cadaverous Stench"), peccato solo che il tutto duri troppo poco e che la componente evil-melodica-sinistra sia troppo limitata.
In generale ci troviamo di fronte ad un omaggio (che poi comunque fino ad un certo punto dato che la band, seppure senza alcuno sbocco, ha fatto parte anch'essa di quella scena) ai grandi dischi della prima scena death metal scandinava, un disco che ovviamente non ce la fa a reggere il passo con quei capolavori assoluti, ma che ne ricalca la direzione, con buona ispirazione e dedizione e con risultati assolutamente positivi.
Personalmente l'ascolterò per mesi, ma con buona probabilità anche per anni.
ONLY DEATH IS REAL.