Dai Mastodon in poi, gli ultimi anni sono stati un continuo fiorire di gruppi che cercano di costruire architetture stilistiche composite, partendo da solide fondamenta heavy metal per arricchirle con escursioni progressive, psichedeliche, melodiche, doom, sludge e quant’altro. L’ultima formazione in ordine di tempo è quella degli
Anciients, che essendo canadesi (di Vancouver) possono sfruttare il medesimo humus territoriale che ha generato i giganteschi Voivod, nome che possiamo inserire tra i pionieri di questo modo d’intendere la musica pesante.
L’album di debutto chiarisce la vicinanza del quartetto all’area che comprende Intronaut, Baroness, Black Tusk, Kylesa e altri, per cui credo sia inutile ricapitolare i parametri del filone. Piuttosto si può sottolineare le particolarità dell’ottima prova, come l’uso alternato di una voce pulita dagli echi grunge e di una sporca e rabbiosa, pur se non esasperata. Non si tratta di grande novità, ma essendo espediente sfruttato bene regala una buona coloritura al lavoro. Altro elemento interessante sono gli spaccati ritmici jazz-oriented ed i momenti languidi e riflessivi, che contribuiscono non poco all’estensione delle singole tracce, insieme alle parti prettamente heavy che ricordano la cura del dettaglio di The Sword o Saviours.
Insomma, seguendo le evoluzioni di “Raise the sun”, “Overthrone”, “Giants” o della liquida e nostalgica “For Lisa”, non vi è dubbio che l’heavy rock-progressivo degli Anciients mostri abbondante potenziale, ancora non del tutto espresso. Album valido, interessante, peccato che l’inflazione delle uscite tenda ad appiattire e banalizzare tutto quanto, parcellizzando un mercato sempre più in difficoltà.
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