Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2004
Durata:58 min.
Etichetta:InsideOut Music
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. MISSION PROFILE
  2. GROUND CONTROL
  3. OPIUM
  4. STOP DEAD
  5. THE ART OF REASON
  6. PRESSURE
  7. FLAGS AND FOOTPRINTS
  8. STATIC
  9. THE DESTRUCTION OF WORLDS

Line up

  • Mac: vocals
  • Karl Groom: guitars
  • Nick Midson: guitars
  • Richard West: keyboards
  • Steve Anderson: bass
  • Johanne James: drums

Voto medio utenti

Tra le molte interessanti uscite di questa seconda metà del 2004 “Subsurface” è senza dubbio una di quelle che aspettavo con maggiore curiosità. I Threshold tornano sul mercato a pochi mesi dalla pubblicazione dell'eccellente doppio live “Critical Energy”, regalandoci un album davvero splendido. E' la vena compositiva della band di Karl Groom, davvero fresca e positiva, il punto di forza di questa nuova release: nove canzoni in perfetto stile Threshold, nove track di Progressive Metal energico e dinamico, nove episodi di notevole qualità che andranno certamente ad arricchire il già nutrito repertorio di classici che la band inglese proporrà nei prossimi concerti (nella speranza che possano fare ritorno anche nel Belpaese). “Subsurface” è il settimo disco della storia della band, il quarto da quando il singer Andrew 'Mac' McDermott ha preso il posto del indimenticabile Damian Wilson. Ma Mac si è ormai calato perfettamente nella realtà Threshold, offrendo una performance convincente sotto quasi ogni punto di vista, compensando la parziale staticità delle linee vocali con una timbrica carismatica e inconfondibile. Il duo “Mission Profile” - “Ground Control” apre nel migliore dei modi il disco, due canzoni che hanno in comune un grande ritmo ed una discreta immediatezza, tocca poi alla notevole “Opium”, mid-tempo dai riff granitici di cui sono grandi protagonisti Groom e West con assoli davvero trascinanti. La malinconica “Stop Dead” conserva la carica delle canzoni che la precedono, stemperando però l'aggressività in un convincente alternarsi di atmosfere struggenti e passaggi elettronici. “The Art of Reason” è l'episodio più lungo e articolato dell'album, dopo un inizio solenne la canzone accelera fino a diventare un eccellente esempio di Progressive Metal moderno, dalle mille sfaccettature: numerosi cambi di tempo e variazioni di intensità, consueti intrecci chitarra/tastiera nello stile degli ultimi Dream Theater, prima di chiudersi in maniera identica all'avvio. Con “Pressure” si torna su ritmi più sostenuti, con un riffing aggressivo che mi ha ricordato lo stile di Michael Romeo, mentre “Flags and Footprints” è la consueta ballad di turno: certamente piacevole da ascoltare, aggiunge poco o niente a quanto di buono avevano già fatto i Threshold in questo campo. A dispetto del titolo, “Static” è una canzone coinvolgente, con ritmiche incisive ed un drumming vivace, caratterizzata da un ritornello un po' lontano dal classico stile Threshold ma ugualmente azzeccato. “The Destruction of Worlds” è un altro pezzo tipicamente Threshold, che presenta ancora atmosfere tristi e desolanti, con un inizio che somiglia molto a “Space Dye Vest” dei Dream Theater, per poi illuminarsi in un chorus vagamente più solare. Con “Subsurface” i Threshold si confermano ancora una volta una delle formazioni europee Prog Metal di maggiore spessore: complimenti a Karl Groom e soci!
Recensione a cura di Marco 'Lendar' Pessione

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