Gli
Hacride proseguono nella loro marcia schiacciasassi, approdando al quinto album, il primo ad uscire per la Indie Recordings dopo un lungo sodalizio con la Listenable Records.
Non è nemmeno l'unica novità, infatti, metà della band ha un volto inedito: al fianco dei
soliti Benoist Danneville ed Adrien Grousset, troviamo il batterista Florent Marcadet e sopratutto un nuovo cantante, Luis Roux.
Quest'ultimo, proveniente dai Sinscale, con la sua voce meno claustrofobica di quella del suo pur brano predecessore, riesce a garantire un'ulteriore spinta in avanti al Progressive Death Metal che la formazione francese propone ormai da tempo, per quanto l'esordio "Deviant Current Signal", uscito nel 2005, puntasse maggiormente ad un Cyber Thrash Metal sulla scia dei Meshuggah o Strapping Young Lad.
Tanto pestare, ritmi frenetici e spezzati, assalti improvvisi, che vengono stemperati
ad arte da soluzioni più meditate e dal feeling malinconico che permettono a "Back to Where You've Never Been" quelle variazioni necessarie per fare la differenza. Ed a chiudere il cerchio vanno citati anche gli spunti strumentali che danno il loro contributo, e non solo in occasione due episodi completamente strumentali ("Synesthesia" e "To Numb the Pain"), ma anche degli squarci che aprono "Introversion" o che ci accompagnano nel finale di "Ghosts of the Modern World".
Credo che il vero merito da attribuire agli Hacride sia quello di riuscire a dare spazio alla propria fantasia e di sapersi muovere con scioltezza e convinzione nelle sue trame.
Infiniti universi in infinite combinazioni....
I am
I hear
I see
I feel
I review
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