Aria da fighi, giovani, inglesi, già con un discreto seguito. Soprattutto, capaci di scrivere canzoni che ti entrano in testa fin dal primo ascolto. Insomma, capirete che la strada verso il successo per i New Device non è lastricata solo di buone intenzioni ma anche di solide basi.
Così, tra brani hard rock moderni e ruffiani, mezze ballad scontate ma tanto gradite al pubblico, brevi strizzate d’occhio al core e al nu, che tanto aiutano a raggranellare consensi, il disco scorre via in un batter d’occhio. La mente va veloce verso le band statunitensi che, più o meno reinventandosi un modo di fare hard rock/metal (chiamatelo come vi pare in questo caso) hanno rivoluzionato il mercato, come Alter Bridge e Black Stone Cherry. Qui manca la genialità dei primi e la carica dirompente dei secondi, ma in fondo buona parte dei fan di certe sonorità accoglieranno i New Device come dei Messia, senza preoccuparsi troppo di capire quanto ci sia alle spalle di una super produzione e di tanta immagine.
Io ci rimarrò lontano, ma per come è stato scritto, realizzato e suonato, questo disco è inattaccabile. Quindi otto. Sono coerenti, forse anche sinceri, pensate quello che volete. Per me il vero rock and roll è di casa altrove. Ma probabilmente io sono vecchio e loro hanno ragione. Vedremo.
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