Copertina 7

Info

Anno di uscita:2010
Durata:53 min.
Etichetta:True Rock Publishing

Tracklist

  1. WALK INTO THE LIGHT
  2. WOODEN INDIAN
  3. THE KEY
  4. SHIVER
  5. TUCKED AWAY
  6. LINES ARE DOWN
  7. YOUR LOSS IS FREEDOM
  8. LET ME BLEED
  9. ASHES
  10. GRIP
  11. AIN’T NO WAY
  12. ANOTHER YEAR
  13. HOLY ROLLER
  14. JUNKIE

Line up

  • Mark Duda: vocals, guitars
  • Matt Watkins: guitars
  • Jason Mischel: bass, hammond, piano
  • Ruben Badillo: drums

Voto medio utenti

Sebbene sia datato 2010, l’album degli americani The Handful arriva soltanto ora dalle nostre parti, suppongo a causa dei misteriosi ingranaggi che guidano la distribuzione discografica. Comunque, anche se in ritardo, è un bene che possiamo ascoltarlo, poiché si tratta di lavoro ben fatto e davvero piacevole.
Questi tizi del New Jersey, giovani ma non di primo pelo, suonano un rock dal taglio classico sempre in equilibrio tra rudezza e melodia, sfornando una serie di canzoni che risultano al contempo tradizionali e fresche, orecchiabili e grintose, irruenti ed ottimamente arrangiate. Non è poco, in tempi dove troppo spesso semplicità e chiarezza vengono confuse con la banalità.
Invece qui c’è materiale in grado di soddisfare tutti i rockers a cui piacciono gli assoli di chitarra, i mid-tempo trascinanti, le voci virili, i grandi ritornelli che si stampano in testa, il lieve retrogusto bluesy, le melodie ariose e roba del genere. In sostanza, del buon vecchio rock a stelle e strisce.
Chi preferisce l’impostazione hard, tosta, magari con un pizzico di mood southern, si troverà a suo agio con la grinta di “Walk into the light”, “Let me bleed” o la saltellante “Holy roller”. Invece quelli che cercano l’atmosfera di un viaggio senza meta lungo le infinite highways, avranno la giusta colonna sonora con il respiro più radio-oriented in “Lines are down”, “Junkie” o nelle semi-ballad “Ashes” e “Ain’t no way”. In aggiunta, mettiamo il sottile appeal seventies dell’hammond che accompagna la title-track oppure dell’armonica che punteggia appena “Grip”, mentre qua e là appaiono cenni di post grunge virato allo stoner sul modello dei Valis, vedi la tesa ed ombrosa “The key”.
Niente più di un cd che si ascolta volentieri e di una band capace di miscelare con giudizio i soliti ingredienti, però invece di correre dietro ai soliti nomi ormai spompati, questi The Handful potrebbero rivelarsi una gradevole sorpresa.

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