In Inghilterra c’è una cosa che gli indigeni sanno fare incredibilmente bene: il rock and roll.
Lasciate perdere le schifezze anni ’90 e simili, pensate a quello successo dagli anni ’60 agli ’80 e capirete perché la terra di Sua Maestà trasuda rock in ogni pietra, in ogni zolla di terra.
La terra nella quale è cresciuta la verdura che hanno mangiato per anni i The Burning Crows, la terra dove hanno pascolato le mucche il cui latte è finito nei loro bicchieri.
Insomma, il DNA è quello giusto, la nazionalità pure e l’alimentazione anche: questo disco non poteva che essere ottimo!
Un hard rock settantiano sporco, trascinante e pomposo. La recensione potrebbe anche finire qui perché non vi serve sapere altro per andare a sentirvi questi ragazzi.
Una band essenziale e divertente, che sa correre ma anche offrire momenti più riflessivi di gran classe. La vena blues si sente alla grande e contribuisce a rendere il tutto ancora più groovy e accattivante, così come le piccole contaminazioni moderne che qua e là fanno capolino.
Sentendo il disco, l’unica cosa che mi è venuta in mente è che avrei una gran voglia di vederli dal vivo, di capire se veramente si divertono come sembra e se sanno passare a pieni voti anche la prova del palco.
Considerando che si tratta di un debut album, direi che annotarsi il nome è perfino poco, bisogna proprio scriverselo per bene nel proprio archivio personale, sperando che non si perdano per strada.
Un disco che non vi cambierà la vita ma potrebbe, questo sì, rallegrarvi l’estate. Alzate il volume e scapocciate alla grande! This is rock and roll.
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