Nono album da studio per gli svizzeri
Shakra e secondo col "nuovo" cantante
John Prakesh che tre anni fa ha sostituito
Mark Fox (che a sua volta era subentrato all'originario
Pete Wiedmer) e devo ammettere che fra questi è proprio il buon John il mio preferito, grazie ad un timbro molto particolare e grintoso, buono sia per profondità sia per grinta, in grado di accontentare sia il lato più commerciale e ruffiano degli Shakra sia quello più tosto e decisamente heavy metal.
Insomma, se una label come la
AFM gli dà fiducia ininterrottamente sin dal 2005 ci sarà un perchè, ed in effetti "
Powerplay", insieme al suo predecessore "
Back on Track", dimostra di essere uno dei migliori episodi della discografia della band di
Roger Tanner, insieme a quello che un po' universalmente viene riconosciuto come il capolavoro della band, ovvero quel "
Power Ride" del 2001, ormai uscito una vita fa.
"Powerplay" è un disco confezionato con estrema maestria, che non stanca perchè dotato di mille sfaccettature e brani sempre più che gradevoli: c'è l'hard rock più classico e americaneggiante di "
Higher", quello più moderno e catchy dell'opener "
Life Is Now" (er pupone direbbe "Laif is nau"), il metal tout-court di "
The Mask", il tutto impreziosito da un gusto melodico ed una classe non indifferente, d'altronde come diceva il nostro Ermo nella recensione del disco precedente se la Svizzera è la patria dei
Gotthard e dei
Krokus ci sarà un perchè.
Immancabili in una band del genere le Bonjoviane ballads, belle non c'è che dire, come "
Wonderful Life" (la migliore) e la conclusiva "
Too Good to Be True" che pare direttamente estrapolata da una scena commovente o toccante di un telefim tipo
Dawson's Creek o The O.C. e scusate se sono rimasto un po' indietro ma non guardo più la TV da allora.
Buon album senza dubbio, che conferma in pieno il valore del precedente "
Back on Track": se avete apprezzato quello o in generale siete estimatori degli Shakra non avrete problemi di sorta col nuovo "
Powerplay".
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