Ross the Boss era il mio eroe.
Uno dei miei eroi.
Non so voi, ma quando ero adolescente e seguace o fan esagerato di un gruppo, mi nasceva automaticamente una sorta di adorazione per un membro della lineup, senza un vero perchè: una volta poteva essere il nome, un'altra il viso o l'espressione nelle foto di un booklet, cose del genere.
Puntualmente, quando mi affezionavo a qualcuno, quando lo ritenevo la vera anima di quella band, questa persona lasciava la formazione o ancor peggio veniva cacciata: avrei decine di tristi esempi, esempi per i quali poi, come si dice a Roma, mi prendeva proprio a male, vivendola come un tradimento, un affronto, un vero peccato; una sorta di famiglia che si distruggeva.
Kai Hansen con gli
Helloween,
Uwe Lulis con i
Grave Digger,
Manni Schmidt con i
Rage,
Bobby Gustafsson con gli
Overkill...e
Ross the Boss con i
Manowar: che poi, se ci fate caso, tutti i dischi successivi alle loro dipartite o fanno schifo o sono comunque inferiori ai loro predecessori.
Alla luce di "
The Triumph of Steel", buon disco ma anni luce distante da "
Kings of Metal" e tutto quello che c'era prima, ebbi la conferma era il buon Ross la mente ed il cuore dei
Manowar e non il bassista più spocchioso dell'universo, ed infatti
De Maio e soci non sono più riusciti a raggiungere tali vette di maestosità.
Ero quindi sicuro che in fase di carriera solista il buon Ross avrebbe dimostrato nuovamente tutto il proprio valore...sì, come no.
Non so come sia il disco precedente a questo, "
New metal leader" del 2008 e ben recensito dal nostro Dulnir, ma "
Hailstorm" targato AFM 2010 è, tecnicamente, 'na monnezza unica.
Un hard/heavy metal spompatissimo, banale, che non graffia, non riesce ad incidere, con un cantante mediocre, ma mediocre anche nella qualità dei brani, nella produzione, in tutto. Una delusione terrificante.
Non mi rimane che guardare la foto di
Ross ai tempi di
Kings of Metal e piangere.