Come conquistarmi in 1 secondo: chiamare l'intro "
Enter Into the Bathysphere" e riportarmi alla mente le ore passate a godermi quel capolavoro di Bioshock. Bravi francesini, vi siete giocati benissimo le vostre carte e avete attirato la mia attenzione senza nemmeno iniziare a suonare.
Poi hanno iniziato a suonare e bon, uno schifo.
Decisamente scherzo, perchè sono pure bravi questi
Atlantis Chronicles, ma bravi parecchio. Come ci anticipano nella loro descrizione sulla pagina Facebook, il loro è un Death Metal piuttostamente puro, influenzato solo lievemente dal più moderno metalcore, anche se davvero in minima parte. Per affinità stilistica mi hanno ricordato parecchio i Capharnaum di un giovane Matt Heafy o alcune soluzioni proprie ai Death di "Sound of Perseverance", ma il paragone con questi ultimi è davvero proibitivo e azzardato.
Death metal dicevo, altamente tecnico e davvero parecchio ispirato, senza seghe eccessive, nel quale le atmosfere subacquee, ovattate e oscure dei fondali oceanici la fanno da padrone sia nei testi sia in alcuni passaggi strumentistici. Qua e la fanno capolino influenze -core, ma niente di eccessivo e soprattutto è un -core che ci sta, che non snatura il sound base della band ma che anzi lo arricchisce di sfumature di sicuro interesse, senza tra l'altro andare a pescare quello spesso fastidioso vizio di utilizzare per forza le clean vocals nei ritornelli.
E un ulteriore punto a favore di questo disco è che le 12 canzoni che lo compongono rimangono ben distinte tra loro, creandosi una propria identità e non mischiandosi nel marasma che spesso e volentieri si crea quando gruppi super-tecnici riempiono il disco di filler più o meno inutili, giusto per allungare il brodo: qui di brodo non se ne vede nemmeno l'ombra, qui ci sono solo gelide, torbide e perigliose acque oceaniche.
Benvenuti quindi agli
Atlantis Chronicles e al loro mondo subacqueo: lasciamoci accarezzare dalle onde, condurre dalle tempeste e trasportare dalle correnti. "
Ten Miles Underwater" è un mondo affascinante che sicuramente non scontenterà nessun amante del death. Come si dice in questi casi, ne sentiremo parlare.
Quoth the Raven, Nevermore..
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