I tedeschi Minotaurus di cui scriviamo quest’oggi, per sgombrare il campo da equivoci, nulla hanno a che vedere con l’omonima (e connazionale) band di prog sinfonico attiva negli anni ’70. Ad onor del vero, sarebbe bastato l’ascolto delle prime note di questo The Call per scongiurare fraintendimenti. Altro che mellotron, auliche divagazioni strumentali e atmosfere raffinate: qui si suona un quadrato, vigoroso epic metal, con una verniciata di power e una tinteggiatina di folk qua e là, tanto per non farsi mancare niente. Il gruppo che mi accingo a recensire, fondato nel lontano 1994, può vantare una cospicua produzione discografica e, presumibilmente, una invidiabile esperienza maturata in quasi vent’anni di attività. Tuttavia, a costo di venir tacciato di superficialità, non credo proprio che andrò a ripescare i capitoli persi dopo aver ascoltato il loro ultimo album, uscito per la prestigiosa Limb Music.
Non me ne voglia il six-piece teutonico, che peraltro suscita in me una innata simpatia (se avrete modo di imbattervi in una loro foto promozionale, ne comprenderete di certo i motivi), ma con tutta la buona volontà non riesco a rinvenire molti spunti di lode in The Call. Il problema è presto detto: a mio modesto parere, le canzoni presenti nel platter sono azzoppate da un songwriting grossolano, da arrangiamenti rudimentali, da soluzioni melodiche sentite migliaia di volte, da una produzione piatta, da interpretazioni vocali pericolosamente vicine all’amatoriale e da un’esecuzione strumentale non proprio sopraffina.
E poi, permettetemi: alcune liriche e certi passaggi suonano talmente ingenui e scolastici da suscitare tenerezza, se si stesse discettando di una band di volenterosi ragazzini alle prese col primo demo. Qui, ahimè, ci troviamo di fronte a signori (e una signora, per la precisione) che hanno presumibilmente terminato gli studi da tempo, e sulla cui naïveté non si può davvero soprassedere.
Io sono un buono, e non vorrei mai apparire impietoso; per tale motivo, segnalo che le melodie, barbariche in alcuni frangenti e romantiche in altri, i chorus epici e il flavour medievaleggiante potrebbero incontrare il gradimento di qualche metaller di bocca buona e innamorato del genere. Ma vista la mole abnorme di uscite che popolano (infestano?) il mercato discografico della nostra musica prediletta non posso, in coscienza, consigliarvi di investire il vostro prezioso tempo e le vostre pecunie sui Minotaurus. Anche se mi sono simpatici.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?