Copertina 7,5

Info

Past
Anno di uscita:2000
Durata:53 min.
Etichetta:Dragonheart Records

Tracklist

  1. SKY CHARIOTS
  2. WALLS OF SHAME
  3. WARRIORS DAWN
  4. BEAST IN THE BROCH
  5. HEAVY METAL MONK
  6. FERGUS MAC ROICH
  7. CAULDRON OF BLOOD
  8. TROLL RACK
  9. TRADERS AND GUNBOATS
  10. PSIONIC ILLUMINATIONS
  11. MARAUDER
  12. HIGH SEASON
  13. DEATH MACHINE

Line up

  • Mike Scalzi: guitars, vocals
  • John Cobbett: guitars
  • Jon Torres: bass
  • Greg Haa: drums

Voto medio utenti

Ecco un altro gran bel disco, la cui recensione - colpevolmente - non era ancora stata recuperata sull'attuale versione di Metal.it.
Provvediamo ora.

[ ... Arrivano al terzo album gli americani The Lord Weird Slough Feg con "Down Among the Deadman", che come il precedente è realizzato dalla label italiana Dragonheart (il debutto era invece un'autoproduzione).
Quest'album conferma quanto di buono messo in mostra su "Twilight of the Idols", e spero che possa portare maggior fama al gruppo. Gli Slough Feg non hanno abbandonato il loro caratteristico stile, dove su una base che si rifà inequivocabilmente ai primi Iron Maiden, (spesso sembra di ascoltare "Killer"), innestano influenze epiche e sopratutto celtiche. A queste ultime devono anche l'origine del particolare (e lunghissimo) monicker, ispirato da un personaggio della mitologia irlandese. Bravo il singer, e chitarrista, Mike Scalzi ad interpretare i brani, vero punto di forza del gruppo, duttile ed evocativo, sebbene non sia dotato di una voce molto tecnica. Potrei descriverli come degli Skyclad più metallici, dove l'anima epica prevale su quella folk, ma con un sound molto NWOBHM. Da segnalare la presenza (ma è già uscito dal gruppo) dell'ex Laaz Rockit John Torres al basso, e dell'innesto di un secondo chitarrista, Jon Cobett, che si affianca a Mike, mentre completa la lineup il drummer Greg Haa. Da segnalare che la cover è stata nuovamente realizzata da Erol Otus, artista ben conosciuto dagli amanti di Dungeons'n Dragons.

- Sky Charot
Gli Slough Feg ci evitano la solita intro, ed invece di proclami altosonanti, tuoni, suoni di battaglia o di un menestrello, ci propongono una song compatta dove i due chitarristi, Murray e Smith ci esibiscono in uno dei loro più classici riff ed in un altrettanto classico assolo. Ops... scusate intendevo dire Cobbet e Scalzi. Un'ottima opener, con un ritmi di batteria marziali e Mike Scalzi che riesce a dare personalità alla proposta del gruppo.

- Walls of Shame
Altro brano dai riffs veloci ed incisivi (... e maideniani), non semplice, molto variegato: si passa dallo speed a momenti tipici dei Mercyful Fate.

- Warriors Dawn
Attacco in doppia cassa, si alzano inizialmente i ritmi, facendo presagire una speed killer song. Poi il drumming tribale prende le redini del pezzo, sembrerà strano ma il refrain mi ricorda quello di "Raw Ride" nella versione dei Blues Brothers... no, non ho bevuto! Pur non avendo il testo a portata di mano, ho l'impressione che tratti dell'epopea indiana. Poi magari parlano di Star Trek!

- Beast on the Broch
Un intermezzo acustico che precede tre brani che fanno parte di un breve concept.

- Heavy Metal Monk
Un breve mid tempo monolitico, forse leggermente ripetitivo, anche se la voce di Mike mi piace sempre di più. Senza accorgercene ci troviamo già nel brano seguente.

- Fergus Mac Roich
Più veloce della precedente, molto epico e coinvolgente. Una pregevole accelerazione nella parte finale prima che confluisca in...

- Cauldron of Blood
... dove i ritmi si fanno più cupi ed allo stesso tempo evocativi sino al doomeggiante finale.

- Troll Pack
Ossessivo dall'inizio alla fine, dall'andamento pachidermico. Forse l'episodio meno riuscito dell'album, nel tentativo di fondere i Black Sabbath con l'epicità di Manowar e Warlord.

- Traders & Gunboats
Molto più scorrevole si rivela questa "Traders & Gunboats" (il brano che più ho apprezzato), dal feeling veramente ottantiano, grazie anche alla produzione in linea con quelle sonorità ormai lontane nel tempo. Mike ci piazza anche una bella parte narrata, e le chitarre fanno un discreto lavoro, una volta tanto allontanandosi dai consueti riffs maideniani... avvicinandosi in questo caso alla scena tedesca (Running Wild in primis).

- Psionic Illuminations
L'inizio melodico, lascia pensare ad una canonica ballad, ma ci si trova di fronte invece ad un brano che si potrebbe definire come una doom ballad. Episodio riuscito solo in parte, tenuto a galla sopratutto dalla prestazione delle chitarre.

- Marauder
Pezzo più aggressivo e diretto, in linea con quel Power/Speed che a metà degli anni ottanta si fece valere in campo metal.

- High Season
A questo titolo devono essere molto affezionati gli Slough Feg, (sul debutto sono presenti "High Season III" e "... IV", mentre sul successivo album troviamo "High Season II"). Perciò, a dire il vero mi aspettavo qualcosa di mega epico, invece ci troviamo di fronte "solamente" ad un discreto brano dai toni malinconici.

- Death Machine
Brano sostenuto, che stranamente non presenta quelle atmosfere epiche/celtiche che hanno finora caratterizzato gli Slough Feg. Molto Annihilator oriented nel finale in cui si tramuta in una vera speed song (con tanto di cannonate!) con Mike che cerca di cantare in maniera più semplice e meno evocativa, riuscendo abbastanza bene nell'intento. ... ]



I was born to review
Hear me while I write... none shall hear a lie
Report and interview are taken by the will
By divine right hail and write
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 19 lug 2016 alle 21:54

Beh.. il voto é quello che gli diedi 16 anni fa. Si. E' un disco che non solo ha retto il passo del tempo, ma merita almeno un punto secco in più nella valutazione. Rating 2016: 8,5

Inserito il 19 lug 2016 alle 14:11

rime,dio

Inserito il 19 lug 2016 alle 07:58

Ermo, con affetto, ma 7,5 per questo disco e' un insulto, uno dei veri capolavori assoluti dei '90.

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