Copertina 7

Info

Anno di uscita:2013
Durata:55 min.
Etichetta:Frontiers Records

Tracklist

  1. I THINK IT'S GOING TO RAIN TODAY
  2. TROIKA
  3. THE LAST LEAF
  4. LADY IN BLACK
  5. MINSTRELS IN THE HALL
  6. THE TEMPLE OF THE KING
  7. DANCER AND THE MOON
  8. GALLIARD
  9. THE ASHGROVE
  10. SOMEWHERE OVER THE SEA (THE MOON IS SHINING)
  11. THE MOON IS SHINING (SOMEWHERE OVER THE SEA)
  12. THE SPINNER'S TALE
  13. CARRY ON ... JON

Line up

  • Ritchie Blackmore: guitars, mandolin, domra, hurdy gurdy
  • Candice Night: vocals, chanter, cornamuse, shawm, rauschpfeife, tambourine
  • Bard David of Larchmont: keyboards
  • Earl Grey of Chimay: bass, mandolin, rhythm guitar
  • Troubadour of Aberdeen: percussion, drums
  • Lady Kelly De Winter: french horn, harmony vocals
  • Scarlet Fiddler: violin

Voto medio utenti

Come tutti gli appassionati di hard rock dotati di (un minimo …) raziocinio, non smetterò mai di essere grato a Richard Hugh Blackmore, per l’enorme contributo fornito alla “causa”, sia in “prima persona” e sia come modello per intere progenie di adepti.
La sua scelta di abbandonare quel mondo per intraprendere al fianco della mogliettina Candice una “seconda vita” nel fatato universo della musica celtica e medioevale(-ggiante), ha inevitabilmente gettato nello sconforto molti dei suoi storici sostenitori, i quali, comunque, non potranno perlomeno accusare il nostro, una volta intrapreso il nuovo percorso espressivo, di scarsa coerenza, in un ambito in cui i ripensamenti sono frequenti e sfacciati almeno quanto i proclami di “fedeltà”.
Il successo ottenuto dai Blackmore’s Night ha “probabilmente” avuto un certo peso in tale manifestazione di perseveranza, la quale oggi giunge alla ottava prova discografica in studio con un lavoro, “Dancer and the moon”, che ancora una volta farà gioire gli estimatori della svolta coniugale dell’ex “man in black” e indispettire chi invece la considera un inutile e un po’ risibile spreco di talento.
Ciò detto, l’album, alimentato dal fascino inesauribile del nostro satellite naturale (che tanto ha fatto nell’ispirazione di musici, poeti, pittori, scienziati e semplici languidi contemplatori …), è obiettivamente un buon esempio di folk-rock raffinato e accessibile, suonato e cantato divinamente, forse solo leggermente troppo scontato e manieristico per trasportare davvero l’astante in quel clima di ancestrale mitologia fantastica da considerare come la reale destinazione sensoriale di un prodotto di questo tipo.
Personalmente adoro quando Blackmore, indifferente alle prevedibili censure, celebra il suo “passato” e quindi direi di cominciare l’analisi dei contenuti del Cd proprio da “The temple of the king”, pregevole trascrizione di un pezzo immortale di quella gloriosa creatura chiamata Rainbow e da "Carry on ... Jon”, un appassionato strumentale dall’afflato vagamente Purple-esque, momenti di notevole suggestione volti a ricordare due miti veri, mai troppo rimpianti, come Ronnie James Dio e Jon Lord, che con il buon Ritchie hanno condiviso un bel pezzo di esistenza, fatta di popolarità, vivaci controversie e tanta musica straordinaria.
Alla suddetta categoria, poi, possiamo affidare anche “Lady in black” degli amici / rivali Uriah Heep, un altro intramontabile classico che anche in questa riuscita trascrizione si conferma un gioiellino pagano intriso di leggenda e di un forte impatto emozionale.
Meno efficaci appaiono “I think it's going to rain today” (anch’essa una cover, di Randy Newman …) un pop-folk-rock gradevole ma un po’ superficiale, “Troika”, una giga della steppa tanto dilettevole quanto leziosa e la pur gradevolmente briosa title-track, mentre gli arcani affreschi di “The last leaf”, le delizie rinascimentali di “Minstrels in the hall” e “Galliard” (parafrasi sinfonica della già nota “Prince Waldeck Galliard”), l’incantevole nenia "The ashgrove” e il lirismo da brividi concesso alla fiabesca “The spinner's tale”, esaltano le migliori e qualità dei Blackmore's Night nel campo della malia interpretativa, producendo nell’astante un profondo e duraturo stato d’incanto emotivo.
Interessante, infine, il contrasto creato dal binomio “Somewhere over the sea (the moon is shining)” / ”The moon is shining (somewhere over the sea)”, lo stesso brano declinato nel primo caso in una delicata ed elegiaca versione acustica e nella seconda circostanza traslitterato in una sorta di straniante vicenda dance-folk … buone vibrazioni da entrambe, nonostante l’iniziale sconcerto procurato da quest’ultima.
Con “Dancer and the moon” la famiglia Blackmore continua imperterrita a proporre la sua sofisticata miscela di rock e tradizione, consentendo agli ammiratori di continuare a godere e ai denigratori di seguitare nelle critiche … in fondo, anche questa è armonia.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 20 giu 2013 alle 17:19

Penso che i Blackmore's Night siano un'invenzione fantastica, piena di passione ed emozioni che solo pochi riescono a trasmettere! Anche se poter sentire ancora Richie in gruppi un po' più rock (hard) non dispiacerebbe visto il suo immenso talento!!!!

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