Un gruppo che nella sua biografia scrive di aver iniziato come cover band degli inutili
Six Feet Under e nelle cui fila ha militato lo stesso
Chris Barnes non fa un gran bella figura.
Diciamocelo pure.
In verità, l'ascolto di
"Phobia", quarto dischetto partorito dai finlandesi, è stata per me una sorpresa.
I
Torture Killer,infatti, a discapito di un monicker piuttosto infantile e delle premesse di cui sopra, suonano un buonissimo death metal, "groovoso", semplice, lineare e vagamente tendente allo stoner.
Se chiudiamo gli occhi e dimentichiamo la voce catarrosa del singer
Pessi Haltsonen, avremo l'impressione di ascoltare una sorta di
Kjuss meno psichedelici e più di impatto, fermo restando la differenza di genere e di classe fra i due gruppi.
I brani del disco scorrono via tutto di un fiato, non sono mai particolarmente violenti, ma risultano dannatamente avvolgenti, tanto che vi sarà davvero difficile non scuotere la capoccia o muovere il piedino a tempo ascoltando i riff di
"Await his third arrival",
"Voices" o della titletrack, pezzi irresistibili come irresistibile è il mood tutto di un album che, sebbene non possa far gridare al miracolo, da prova della validità di un gruppo dalle buonissime intuizioni.
Volendo riassumere posso dirvi che
"Phobia" sa unire impatto, paludosa melodia e groove all'interno di una musica talmente diretta da rimanere in testa immediatamente.
L'ho già scritto più sopra: sorpresa.
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