C’avete presente Cryptic Slaughter e D.R.I., sì? Bene, perché se date un’occhiata alla copertina, al logo, all’inner sleeve piena zeppa di ritagli e di testi scritti a mano, alle foto e ai titoli dei
Minkions capirete subito che per loro quei due gruppi sono decisamente più che semplici fonti di ispirazione. Sono piuttosto fonte di idolatria, al pari dei nostrani Raw Power e Bulldozer (dai quali hanno preso il moniker).
È chiaro, quindi, che è il thrashcore di stampo eigthies il genere di riferimento dei giovani padovani, che dopo una serie di demo e di split, dal 2006 ad oggi, approdano alla sempre più attenta e valida F.O.A.D. Records per il loro primo full length. Prima che qualcuno di voi, però, inizi a storcere il naso, è bene precisare una cosa. Per quanto i nostri non lascino spazio a sperimentazioni che esulano dai canoni del genere, c’è da dire che fortunatamente non si limitano alla cieca e sterile riproposizione di un tempo che (purtroppo o fortunatamente) non potrà mai più tornare. Nonostante la giovane età, infatti, il quartetto riesce a mettere su un numero di brani sufficientemente maturi, tanto da risultare quasi originali, per quanto possano esserlo in un genere come il thrashcore.
Quello che voglio dire è che non si tratta di stupide fotocopie, ma c’è dell’altro, e l’alternarsi di parti più ragionate, di sfuriate quasi grindcore o di parti più mosh e ricche di groove, rendono l’ascolto più interessante e soprattutto dimostrano come la band abbia un cervello e non si limiti a triturare tutto a mille all’ora. In questo i Minkions si sono dimostrati molto più maturi sia di tanti loro colleghi all’esordio, sia di altri nomi ben più blasonati e altisonanti, che dopo un buon disco si sono limitati a riproporre la solita zuppa senza un minimo di intelligenza.
La facilità con cui i nostri passano da assalti slayerani a parti quasi punk, passando, ovviamente, per le sfuriate thrashcore care ai due nomi citati in apertura di recensione, è davvero encomiabile, e dimostra come, con un minimo di raziocinio, si possa essere validi anche in un disco di esordio.
Certo, di passi in avanti possono farsene davvero tanti ancora, ma per ora va più che bene così, e questi dieci brani, cortissimi (solo tre di loro superano i tre minuti) svolgono alla perfezione il proprio ruolo, e cioè quello di farci scapocciare spensieratamente per una mezz’oretta, come da tradizione del genere. Inutile che stia qui a farvi un track by track, in quanto non c’è un brano che spicca sugli altri, si tratta di dieci schegge impazzite che colpiscono tutte allo stesso modo.
Complimenti alla band, quindi, e complimenti alla F.O.A.D. Records, che ancora una volta c’ha visto lungo. Per i maniaci del vinile, inoltre, non posso che segnalare la versione in LP di questo dischetto, licenziata dalla Doomentia Records
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