Copertina 6

Info

Anno di uscita:2004
Durata:45 min.
Etichetta:Casket
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. LSD
  2. DRIFT AWAY
  3. WEIGHT OF THE WORLD
  4. OPEN WIDE
  5. AIR
  6. GHOST
  7. UNCLEAN
  8. BOX
  9. SLIPPING DOWN
  10. TUMSHIE
  11. BLUE LIPS, COLD KISS

Line up

  • Craig Costello: vocals, guitars
  • Nord Idessane: bass, backing vocals
  • Nick Tolley: drums

Voto medio utenti

Il grunge è morto molti anni fa, ma questa band scozzese sembra proprio non essersene resa conto... Per Craig Costello & soci pare quasi che il tempo non sia passato, e infatti ascoltando il loro "Blue lips, cold kiss" si ha l'impressione di tornare indietro di una decina d'anni buoni, quando le formazioni di Seattle facevano letteralmente il buono e il cattivo tempo nella scena musicale "alternative" (un termine che in realtà mal si adatta al tipo di situazione che si venne a creare allora, e che forse è meglio utilizzare solo per descrivere la musica prodotta in quell'area nel periodo pre-Nevermind...). I Battalion Of Flies hanno imparato benissimo la lezione impartita dai vari Alice In Chains, Pearl Jam, Soundgarden e Stone Temple Pilots, confezionando un dischetto le cui sonorità possono essere descritte come un incrocio tra i suddetti gruppi. Da un punto di vista formale il risultato è buono, infatti il cd è senza dubbio un prodotto di qualità, ben fatto, ben suonato e ben cantato, nel quale un po' tutti i brani sono dei potenziali hits e non esistono episodi poco convincenti. L'unica pecca è proprio la prevedibilità di questo tipo di sound, che in molte occasioni non fa solo "pensare" alle band di cui parlavo poc'anzi, ma le ricorda in tutto e per tutto, vedi ad esempio canzoni come "Slipping down" (molto alla AIC) o come "Box" e "Weight of the world" (palesemente soundgardeniane...). Insomma, l'idea che uno si fa ascoltando l'album è che i BOF abbiano saputo assemblare molto bene tutta una serie di influenze musicali "importanti", ma che si siano completamente scordati di includere anche qualcosa di proprio... Non si discute sul fatto che "Blue lips, cold kiss" sia molto piacevole da sentire (a patto che uno abbia sempre gradito il genere in questione!), ma è molto difficile giudicare in maniera del tutto positiva un lavoro come questo, buono solo per i nostalgici e soprattutto per chi, nei primi anni novanta, non arrivò mai a fare una vera e propria "indigestione" di quei modi particolari di re-interpretare rock e hard-rock. Personalmente suggerirei al trio scozzese di cercare di "tornare al presente" il più presto possibile, sfruttando le (indubbie) capacità che possiede per produrre qualcosa che sia un po' meno banale di ciò che ci ha presentato in questo debut!!
Recensione a cura di Angela 'Grendel' Benemei

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