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Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca"
...
Verso... del Vecchio Testamento... che i Nostri conoscono bene. Kobi elegge la lievità a nuovo canone per la band di cui è voce tra i cori e immagine tra le foto. Il mio tremendo giudizio si abbatte tanto sulla musica quanto sulle scelte stilistiche e glocali di condensare l'espressività in capsule dai blandi effetti collaterali.
L'urlo del Creato si riforma in canto stridulo e barocco che relega gli israeliani a culto di genere anzichè a cantori del divino.
Chi si aspetta sudore, dolore, disperazione, luce, speranza, salvezza sia pronto a recitare un ruolo attivo.
In "
All Is One" ci sono atri meravigliosi, sentori e pudori d'innocenza
ci sono crepuscoli tronfi, incisioni troppo poco livide, odori di cedro e flagranze di sandalo.
La pietra, il legno, il fuoco, l'aria tersa il rumore del sole riflesso dalla terra a mezzogiorno su questo disco emergono a fatica.
L'ascolto sia auricolare che espanso procede lieve a disegnare poligoni...ma al mondo mancano i cerchi.
Un azzardo: la maestria dei Nostri va ritrovata in concerto dove Vecchio e Nuovo danzano e dove si può manifestare il "
All is one" ineffabilmente agognato.
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