I
Locrian giungono al tanto sospirato debutto su
Relapse Records con il qui presente “
Return To Annihilation”.
Il loro voler essere a tutti i costi “post-tutto” in questo episodio perde di efficacia, perché, a differenza che nelle precedenti release, manca un filo conduttore chiaro nelle composizioni, le quali appaiono tutte slegate tra di loro.
A ciò bisogna aggiungere che certe scelte pagano dazio. È il caso di lunghi arpeggi strumentali che, come in “
A Visitation From The Wrath Of Heaven”, risultano privi di interesse, incapaci di indurre nello spettatore qualsivoglia emozione. Voglio dire, non c’è pathos, non c’è rumore, non c’è malattia, non c’è ipnosi, non c’è catalessi, né paranoia. Puro riempitivo.
È anche vero che quando la band decide di fare sul serio sono dolori per le nostre orecchie e le nostre sinapsi, come in “
Panorama Of Mirror”, orgia noise finalmente convincente.
Tuttavia, a mio modo di vedere, gli episodi più efficaci sono quelli tipo “
Two Moons”, dove avviene un del tutto inusuale matrimonio tra chitarre acustiche rivestite di nostalgia e malinconia, in stile
Arab Strap, e un malevolo rumore di fondo fatto di vibrazioni distorte.
Sono abbastanza deluso da questo disco che, nel caso non si fosse capito, non eccelle in nulla, limitandosi al più che sufficiente. I
Locrian dovrebbero capire che suonare minimali non significa svuotare il sound, ma anzi riempirlo di altro che sia musica, ovvero di umori, sensazioni, emozioni, suggestioni. La qual cosa non avviene spesso, almeno non quanto vorremmo, almeno non abbastanza per farci dire che i
Locrian meritino più attenzione di altri.
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