Quest’oggi scriviamo di un imberbe sestetto di amici provenienti dall’assolata Arizona, e da Phoenix in particolare. I nostri, forse anche a causa dei risultati ultimamente scadenti che la squadra NBA della città sta ottenendo, hanno ben pensato di chiudersi in studio e registrare così il loro primo full lenght (che definiamo tale con un pizzico di generosità, durando lo stesso meno di mezz’ora).
Con che risultati? Non me la sentirei di gridare al miracolo, ma ce ne fossero di dischi che si lasciano ascoltare così volentieri!
I TOAD (acronimo di Take Over and Destroy) ci dimostrano come sia possibile inglobare con disarmante facilità diverse anime musicali, facendole convivere in modo pacifico e riuscendo al contempo a confezionare un sound per nulla frammentario, ma al contrario coeso e coerente.
Parlavamo di anime: beh, non credo di sbagliare se indico il death and roll quale base di partenza; ad essa si affiancano venature black metal, echi doom e qualche sparuto, ma ben rintracciabile, rimando alla NWOBHM, Diamond Head e Iron Maiden in particolare (andate ad ascoltarvi i fraseggi della coppia di asce nella title-track, se nutrite dubbi). Ciò non tragga in inganno: la proposta dei nostri, pur contenendo una discreta dose di melodia, mantiene sempre alto il livello di aggressione sonora, anche grazie ai suoni grezzi e all’approccio vocale del singer, in bilico perenne tra growling acido e screaming.
La copertina dal flavour retrò, per quanto non necessariamente meritoria di esposizione in una galleria d’arte contemporanea, riesce a introdurci nel macabro immaginario in cui i nostri si crogiolano: misteriose figure incappucciate, circondate da diaboliche entità, in procinto di compiere riti innominati e autoinflittivi davanti al fuoco… Le stesse lyrics indugiano su cimiteri, sangue, messe nere e case maledette; insomma, tematiche care ai buoni vecchi horror movies di una volta, tanto ingenui quanto godibili.
Ecco: trovo che la musica contenuta in Endless Night sia precisamente così! Di certo non raffinata, per nulla innovativa, ma dannatamente efficace cionondimeno.
Quindi, chiudete gli occhi e lasciatevi trasportare in fosche realtà parallele dal riffing schiacciasassi della opener Taste of The Grave, dalle tenebrose impressioni di Howling House e Boundaries of Flesh (la più estrema del lotto), impreziosite da funeree linee di organo, e infine dalla già citata Endless Night, con ogni probabilità il brano migliore dell’album.
So che discettiamo di generi diversi, ma mi permetto comunque di fornire un consiglio: se, come il sottoscritto, andate in brodo di giuggiole ogniqualvolta il vostro orecchio si posi su atmosfere orrorifiche dal taglio vintage inserite in contesti metal, ma ritenete i pur bravi Ghost eccessivamente educati (per non usare il termine commerciali), dirottate le vostre attenzioni sui TOAD. Ho motivo di ritenere che non vi deluderanno.
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