Copertina 5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2022
Durata:35 min.
Etichetta:Gruesome Records

Tracklist

  1. GOD OVER DEMONS
  2. SELF-DESTRUCTION
  3. GENESIS
  4. UNCERTAINTY
  5. THE GOLDEN AGE
  6. THE MASK OF DEATH
  7. THE UNCARVED BLOCK
  8. ASTRAL PROJECTION

Line up

  • Mohamed Mêlki: all instruments, vocals, songwriting, concept

Voto medio utenti

I Brood Of Hatred sono sostanzialmente una “one-man band” concepita dalla mente inquieta del polistrumentista tunisino Mohamed Melki che, nelle sue opere, costruisce articolati concepts, in cui vengono risaltati gli aspetti più oscuri della psiche umana.

The Golden Age è la terza uscita discografica per la band di Tunisi e poco si discosta dai suoi predecessori, sia a livello di tematiche trattate, sia musicalmente.
Melki infatti, riversa tutti i propri tormenti interiori nelle 8 tracce che compongono la sua creatura e, a livello stilistico, ci propone la ormai nota commistione di death e progressive, che tanto successo aveva riscosso, soprattutto nella penisola scandinava, nell’ultimo decennio dello scorso millennio
Infatti, nelle intenzioni originarie del Mastermind tunisino, l’obiettivo era probabilmente quello di riesumare un sound dallo spiccato “accento svedese” (non nell’accezione fantozziana del termine, sia chiaro!) tanto caro agli Opeth della seconda metà degli anni ’90, oppure ai primi grandiosi Edge Of Sanity, con annesse tutte le emozioni scaturite da tali sonorità.

Purtroppo però i Brood Of Hatred non convincono ed il risultato finale è un disco che si rivela molto artificiale e che sa, per cosi dire, di stantio, nonostante l’impegno profuso e le buone intenzioni.
Ma la sensazione di “già sentito” non è assolutamente l’aspetto peggiore.

The Golden Age intatti manca, oltre che di personalità, soprattutto di cuore e, alla lunga, è proprio quest’ultimo a rivelarsi il vero punto dolente di un album che non incide mai veramente, pur presentando qua e là, in corrispondenza di qualche traccia, anche degli spunti interessanti, come nella poliedrica Self-Destruction, nell’angosciante Genesis o nell’introspettiva title-track....ma obiettivamente, è troppo poco per risollevare le sorti di un platter che, a parte questi rari sussulti, rimane fondamentalmente piatto.

Si ha la netta sensazione di essere al cospetto di un lavoro statico e senz'anima, che prosegue il suo percorso tenendo sempre lo stesso passo, dall'inizio alla fine, non riuscendo mai a spiccare il volo o a svoltare; man mano che il disco scorre, sarebbe lecito attendersi un acuto, un picco musicale e/o emotivo (si tratta pur sempre di un concept), un colpo di scena, e invece, non accade assolutamente nulla quindi, alla fine, non rimane altro che una sgradevole sensazione di incompiuto e di fortissimo amaro in bocca.
A conti fatti pertanto, i Brood Of Hatred falliscono miseramente nel loro obiettivo di dare alla luce un lavoro convincente, dimostrando tutti i loro limiti. Evidentemente non è sufficiente rigurgitare le proprie intime frustrazioni all’interno di composizioni elaborate, violente, oscure ed in alcuni frangenti anche azzeccate, se queste rimangono prive di sentimento; unico elemento, quest’ultimo in grado di fare veramente la differenza ai giorni nostri, ma purtroppo non ve n'è traccia alcuna all'interno del freddo The Golden Age.

Recensione a cura di Ettore Familiari

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