Copertina 7

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2004
Durata:46 min.
Etichetta:Arise
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. GATES OF HEAVEN
  2. OUT OF THE FLAMES
  3. FORSAKEN
  4. BLESS MY SINS
  5. IMMORTAL HATE
  6. SON OF A THOUSAND SOULS
  7. ENSLAVED
  8. VOICES
  9. WHEN YOU DREAM

Line up

  • Ronny Hemlin: vocals
  • John Allan: guitars
  • Johan Jalonen: guitars
  • Anden Andersson: bass
  • Mike Steel: drums

Voto medio utenti

Gli Steel Attack hanno mostrato nel corso degli anni notevoli miglioramenti, malignamente potrei dire che si sono giovati della mediocrità dei primi albums, il debutto "Where Mankind Falls" e del seguente "Fall Into Madness", due lavori incentrati sopratutto su uno scialbo e trito Power Metal. Già con il precedente "Predator Of The Empire" gli svedesi avevano corretto il tiro, ed ora con il nuovissimo "Enslaved" fanno anche di meglio, riuscendo a scrollarsi di dosso la scomoda etichetta di gruppo power ultraderivativo e sopratutto a realizzare un album che si lascia ascoltare con discreto piacere. Sarà un caso oppure no, ma la formazione è stata completamente rivoluzionata, con l'unico superstite della line-up che incise "Where Mankind Falls", il chitarrista John Allan, che si circonda di tre nuovi compagni d'avventura. E' sopratutto il cambio di vocalist che si fa sentire, ed infatti, il nuovo Ronny Hemlin (dai Lack of Faith) si segnala cantante più potente ed allo stesso tempo più versatile dei due predecessori. Anche musicalmente è evidente un indurimento dei suoni, un songwriting più inciso e meno banale, che si rifà in misura maggiore ad uno stile ottantiano. Se sui primi dischi gli Steel Attack potevano essere facilmente paragonati agli Hammerfall e a gruppi simili, ora uno dei punti di riferimento, nemmeno troppo azzardato, potrebbero essere i Jag Panzer ("Forsaken" e "Enslaved"). Un paragone questo sottolineato dalle parti di chitarra solista e dalla discreta prova vocale di Ronny Hemlin. Trovo in ogni modo davvero poco di "svedese" su questo album, al massimo qualcosa degli ultimi Nocturnal Rites. Gli altri riferimenti sono piuttosto di origine teutonica, quel Power Metal moderno proposta ad esemio dagli Angel Dust, Brainstorm o Symphorce, come suggerisce una "Immortal Hate" aggressiva nei riffs e nelle vocals, e che concede anche barlumi di melodia nel refrain. Le canzoni sono sempre molto articolate e ben poco lineari, epppure scorrono via veloci, così gli unici episodi appesantiti e riusciti a metà sono "Son Of A Thousand Souls" e "When You Dream", comunque riscattati da una valida titletrack e, tra gli altri brani, da quella "Voices" che riporta il pensiero agli States (stavolta ai Metal Church).
Se non faranno passi indietro e manterrano la capacità di progredire che hanno mostrato sinora, John Allan e soci con il prossimo album dovrebbero convincere anche gli ultimi detrattori.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.