Che lietissima sorpresa questo Beyond All Light, seconda fatica degli Anagnorisis! Overton Trees, il loro cd d’esordio, era discreto, ma non mi aveva impressionato; il salto di qualità fra i due lavori, tuttavia, è talmente evidente che sembra quasi di ascoltare gruppi diversi!
Il quintetto proveniente dal Kentucky, invece di dedicarsi alle alette di pollo fritte (il solo scriverlo mi ha già messo appetito), ha ben pensato di deliziarci con una pietanza non di largo consumo, ma comunque prelibata per i palati fini: parliamo di symphonic black metal.

Attenzione, però, a non farsi fuorviare dall’aggettivazione: in questi lidi, la componente atmosferica e orchestrale è sì presente, ma mai invadente. Di fatto, restano le chitarre le padrone del gioco, proprio come accadeva in quei magnifici album della seconda metà degli anni ‘90. Niente orchestre, coristi e strati su strati di sovraincisioni, ma solo keyboards che intervengono quando il pezzo lo richiede, dipingendo anziché imbrattare, impreziosendo anziché appesantire.
Non vorrei apparire come un vecchietto nostalgico dei bei tempi andati: gradisco anche le estrinsecazioni più pompose del black metal, ma non posso nemmeno negare che una ricetta più digeribile, come quella degli Anagnorisis, mi abbia davvero deliziato.

Naglfar, (primi) Emperor e Alghazanth mi sembrano i nomi giusti per darvi un’idea del sound; tuttavia, Beyond All Light riesce a brillare di luce propria (non voleva essere un gioco di parole, giuro!), grazie a piccoli ma riusciti tocchi che forniscono personalità al platter. Sotto tale profilo, da lodare il lavoro del tastierista Samuel Hartman, autentico valore aggiunto della band; l’intero gruppo, comunque sia, svolge un lavoro più che egregio.

Ho apprezzato, inoltre, l’approccio “intellettuale” dei nostri, che si appalesa sin dal moniker (il termine "anagnorisis" indica, nelle tragedie greche, il momento di svolta in cui il protagonista acquisisce consapevolezza di se stesso e del proprio ruolo, individuando di contro l’antagonista e conducendo la trama verso la conclusione. Il primo brano, poi, tira in ballo addirittura il sentiero euleriano, cammino su un multigrafo che tocca tutti i suoi archi una e una volta sola. Non avete capito? Nemmeno io, ma credo che l’allegoria abbia a che fare con la volontà di autodeterminarsi e di andare avanti per la propria strada senza ripensamenti.
In generale, tralasciando le inezie, si riscontra con piacere un approccio alle lyrics più ricercato della media, pur partendo dal classico canovaccio tematico a sfondo anti-cristiano.

I sei brani di cui Beyond All Light è composto si assestano su tempi medio-lunghi, ma non avrete modo di annoiarvi: che siano veloci e aggressivi, come This Cursed Blood, o votati alla ricerca dell’atmosfera, come l’epica Death Mimics Life o la raggelante Abyss, i pezzi risultano sempre vari e ben strutturati. Non si segnalano momenti di stanca, ma non posso esimermi dal citare il saliscendi emotivo, fra furia iconoclasta e stentorea malinconia, di Forever Night, splendida traccia che chiude il platter.
Un piccolo neo, a mio avviso, va rintracciato nella produzione: i suoni sono tutto sommato appropriati, ma si poteva far qualcosa di più in termini di incisività e nitidezza. Poco male, in fin dei conti.

Sarà che con queste sonorità ci sono cresciuto, ma ho davvero apprezzato Beyond All Light. Se anche a voi il black metal di qualità mette l’acquolina, procuratevi quanto prima questo gustoso cd e cibatevene sinché non sarete satolli. Complimenti agli chef.