Lo confesso: sono rimasto sorpreso da questo Ethereal Decay, EP di tre brani con cui gli
HelSlave si affacciano nel fosco mondo del metal estremo. Piacevolmente sorpreso, s’intende!
Ad accrescere il mio compiaciuto stupore, oltre alla elevata qualità delle composizioni, ha contribuito il sound che i nostri hanno deciso di adottare: più che un gruppo di Roma del 2013, sembra di ascoltarne uno di Goteborg del 1998!
Risulta chiaro sin dalle prime, devastanti note della title-track che i capitolini sappiano fin troppo bene dove e come colpire. Il loro è uno swedish death/thrash metal furioso e aggressivo in cui, oltre ai classici In Flames e Dark Tranquillity, ho colto echi dei The Crown e dei quasi obliati Terror 2000. Un genere, quello riproposto in questa fugace release, di cui mi rimpinzai voracemente durante gli ultimi anni di liceo, e che riascoltare ora, riproposto nella sua incarnazione primigenia, ha suscitato in me una discreta emozione.
Per ora, in effetti, gli HelSlave scelgono di mantenere la loro proposta feroce quanto pura, rifuggendo da orchestrazioni, tentazioni alternative e sofismi assortiti che, in varia misura, hanno edulcorato il sound di molte delle band da cui i cinque romani attingono ispirazione.
Semmai, memori della lezione impartita dai primi Soilwork, i nostri decidono di pigiare il tasto del groove, come avviene nella seconda parte dell’ottima Hypocrite Messiah. Ciò permette loro, pur rimanendo saldamente ancorati alla violenta matrice musicale di provenienza, di ottenere una inattesa qualità catchy, che non mancherà di svitare numerose capocce a furia di headbanging.
La conclusiva traccia (il cui titolo corrisponde al moniker del gruppo), è probabilmente la migliore dell’EP, con quel riff assassino che si stempera in occasione dell’epico chorus. Ah, se gli Hypocrisy scrivessero ancora pezzi del genere…
Senz’altro positiva la prova di tutti i musicisti coinvolti, così come la produzione, potente al punto giusto; mi è piaciuto anche l’artwork, il che non guasta.
Resta davvero poco da aggiungere: posso solo elogiare il lavoro di una band derivativa quanto si vuole, ma convinta dei propri mezzi e già matura nonostante la scarsa esperienza sviluppata sinora. Nessun dubbio per quanto mi riguarda: se il primo full length degli HelSlave saprà mantenersi sui livelli di questi effimeri ma entusiasmanti undici minuti di musica, finirà dritto filato nei Top Album di Metal.it! Attendo sviluppi con impazienza…
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