Un paio di mazzate qua... altre tre di là... ed i Seven Witches sono arrivati al loro quinto album. Il secondo con James Rivera (Helstar, Destiny's End, Distant Thunder...) alla voce, un musicista esperto che si è unito ad un altro veterano della scena metal statunitense come il chitarrista Jack Frost (The Bronx Casket Co ed ex Savatage e Metalium...). "Metal Asylum" e la successiva titletrack attestano come i Seven Witches siano figli della tradizione Power Speed americana.
Sull'anthemica opener i Seven Witches si divertono con diverse citazioni "storiche": si parte dai Judas Priest, passando per Black Sabbath e Maiden ("...scream for me Long Beach"), ma l'elenco delle bands citate è assai più lungo. Un pot-pourri divertente ed energico. Personalmente non sono mai stato un gran fan della voce di Rivera, anche se indubbiamente è un ottimo cantante, e lo dimostra su pezzi potenti ("Year Of The Witch" o "Fires Below") ma mi ha impressionato su un pezzo dal feeling retrò come si rivela "If You Were God": qualcosa dei Megadeth (giustificato, come chiarirò più avanti) e dei Twisted Sister. Ancora un andamento classico, ma non altrettanto avvincente, per il mid-tempo "Can't Find My Way" che completa la prima parte del CD. Da qui in avanti i Seven Witches danno al via ad un mini concept, ispirato allo stupendo film "Sesto Senso".
Divisa in otto atti, "Jacob" permette al gruppo, e sopratutto a Rivera, di mostrare una versatilità che colpevolmente non gli avevo sinora riconosciuta. In realtà sono solo quattro le vere canzoni che compongono "Jacob", dato che le rimanenti sono l'intro, l'outro ed un paio di intermezzi ("Mirror To Me" e ""). Si inizia con una "Whispers" d'effetto che ci introduce a "Voice Of Jacob", probabilmente il brano migliore del disco, grande U.S. power con qualche occhiata in più ai Savatage, ma sopratutto un'ottima prova d'assieme del gruppo, con un grand'assolo di Frost. Di stampo priestiano, e non solo nel cantato drammatico ed incentrato sugli acuti di Rivera, "Haunting Dreams", mentre "Circles" privilegia l'aspetto acustico, ma nessuna delle due convince troppo, almeno non quanto riesce a "The Prophet Is You". Il drumming che introduce questo pezzo riecheggia (un altro tributo?) "The Ides of March" dei Maiden, mentre l'atmosfera generale è quella dei frangenti meno thrash degli Overkill. Utile solo a concludere la storia ed il disco la fugace "Dream Or Reality", qualche sospiro e poche parole da parte del protagonista.
Ancora due note informative. Sebbene non faccia più parte della formazione "ufficiale", Joey Vera, che aveva suonato sul precedente "Passage To The Other Side", ha contribuito pesantemente (... e non poteva essere diversamente!) al songwriting. Eppoi un altro bassista importante è indicato nei credits: la già citata "If You Want God" è, infatti, un brano scritto da Dave Ellefson.
Oltre ad un buon impatto, "Year Of The Witch" conferma le capacità tecniche ed esecutive, e non solo la coerenza stilistica, dei Seven Witches. Manca però lo spunto vincente. Quello definitivo.
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