Volbeat - Outlaw Gentlemen & Shady Ladies

Copertina 8,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2013
Durata:58 min.
Etichetta:Universal

Tracklist

  1. LET'S SHAKE SOME DUST
  2. PEARL HART
  3. THE NAMELESS ONE
  4. DEAD BUT RISING
  5. CAPE OF OUR HERO
  6. ROOM 24 (FEAT. KING DIAMOND)
  7. THE HANGMAN'S BODY COUNT
  8. MY BODY (YOUNG THE GIANT COVER)
  9. LOLA MONTEZ
  10. BLACK BART
  11. THE LONESOME RIDER (FEAT. SARAH BLACKWOOD)
  12. THE SINNER IS YOU
  13. DOC HOLIDAY
  14. OUR LOVED ONES

Line up

  • Michael Poulsen: vocals, guitars
  • Rob Caggiano: guitars
  • Anders Kjølholm: bass
  • Jon Larsen: drums

Voto medio utenti

Una piccola premessa: io la tizia che ha prestato la sua vocina alla Universal per dire "trial" ogni 3 minuti, giuro che la strozzo. Se me la trovo davanti le strappo le corde vocali e l'esofago come Khal Drogo.
Detto questo, eccomi qui a parlarvi dell'ultima fatica, in ordine di tempo, dei danesi Volbeat, ovvero "Outlaw Gentlemen & Shady Ladies", che segue a distanza di 3 anni l'ultimo e, devo dire, non eccezionale "Beyond Hell/Above Heaven".

Qui le cose sono diverse. Mooolto diverse.
A parte la solita alternanza nel titolo che caratterizza ogni uscita dei Volbeat, questo nuovo disco dei danesi è decisamente più hard rock che metal rispetto al passato, mettendo ancor più in evidenza l'anima rockabilly e le influenze di Cash. E pensare che quando qualche tempo fa lessi che sarebbe stato l'ex Anthrax Rob Caggiano a sostituire l'ottimo Thomas Bredahl avrei puntato proprio su un irrobustimento del sound..my bad.
E comunque non me ne vogliano gli altri componenti, ma in questo lavoro più che negli altri il vocalist e chitarrista Michael Poulsen è il collante, il mastermind, l'anima principale della band, colui senza il quale i Volbeat sarebbero un buonissimo gruppo ma niente di più. Michael invece, con la sua voce unica nel panorama metal mondiale, riesce a rendere eccezionale quello che è già buono, elevando da solo ogni canzone su cui presta voce.
La partenza è comunque in sordina con "Let's Shake Some Dust", una strumentale di un minuto e mezzo scarso che ci trasporta direttamente nel 19esimo secolo e ha davvero lo scopo di levarsi un po' di polvere di dosso, dopo i 3 anni in cui la band di Michael Poulsen è stata immobile a livello di dischi in studio.
L'accelerazione successiva è improvvisa e allo stesso tempo piacevolmente attesa, con la doppietta "Pearl Hart" e "The Nameless One", che assieme a "The Sinner is You" confermano quanto detto in apertura: il disco è globalmente più orientato all'hard rockabilly, se così vogliamo chiamarlo, rispetto agli album passati. Sia chiaro, ci sono anche momenti più prettamente metal eh, tipo "Dead But Rising", la bellissima "Black Bart" o la semiconclusiva "Doc Holliday" (quanto amo il banjo, quanto lo amo!!), nelle quali la chitarra di Caggiano si fa sentire in tutta la sua ruvidità, o momenti più soft come il singolo "Cape of Our Hero" e soprattutto la bellissima ballad conclusiva "Our Loved Ones".
E ci sono anche due gran belle e azzeccatissime collaborazioni: la prima è nella tirata e metalosissima "Room 24", nella quale un King Diamond in ottima forma (e chi l'avrebbe mai detto!) duetta alla grandissima con il solito impeccabile Michael Poulsen; la seconda è invece su "The Lonesome Rider", contraltare della canzone con Diamond a livello musicale, dove troviamo la bella Sarah Blackwood dei canadesi Walk Off the Earth ad accompagnare in maniera egregia il vocalist danese.
Cos'ho dimenticato? Ah si, la meravigliosamente oscura "The Hangman's Body Count", non per niente (giustamente) scelta come secondo singolo, la terribilmente Volbeattiana "Lola Montez", che sembra uscita direttamente da "Guitar Gangsters & Cadillac Blood" e "My Body", riuscitissima cover dei californiani Young the Giant.

Insomma, "Outlaw Gentlemen & Shady Ladies" è un disco senza mezzo filler (e su 14 canzoni non è affatto facile) e ottimamente variegato tra hard rock, metal e l'onnipresente rockabilly, suonato magistralmente e prodotto in maniera altrettanto eccelsa dal solito Jacob Hansen e dalla new entry Rob Caggiano. Quasi dimenticavo: una copertina FANTASTICA, la migliore della loro discografia.
Cosa volete di più dalla vita? Un Lucano? Macché, whisky on the rocks!

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 15 apr 2013 alle 12:52

Vista la recensione, ho voluto dare una seconda possibilità a questo gruppo: non mi dicono proprio nulla e poi definirli "metal" mi pare eccessivo. Lagnosi a dir poco.

Inserito il 12 apr 2013 alle 11:51

Ammetto la mia ignoranza ma io non conoscevo questo gruppo!! Dopo la recensione e i vari commenti mi sono incuriosito....spettacolo!!!! Un album favoloso!!! Hanno un sound anche se un po' commercialotto stupendo e mai noioso! Se gli album precedenti sono come questo li recupero subito!!!

Inserito il 11 apr 2013 alle 19:09

Ma royaldave, a sto punto invece di arenarti sempre in queste discussioni dalla vita breve, perché non fai il tuo debutto nel forum? Lì ne avresti di carne al fuoco e potresti esprimere e discutere meglio i tuoi concetti!

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