Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2004
Durata:37 min.
Etichetta:Burning Heart
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. PARTICLES
  2. THE ENGINE OF DEATH
  3. TWINKLE, TWINKLE LITTLE SCAR
  4. NO PARADISE FOR THE DAMNED
  5. WRATH
  6. FEAR IS YOUR WEAPON
  7. THE DEEPEST HOLE
  8. HIGH ON HATE
  9. PATHETIC
  10. CIRCLE OF DEFEAT
  11. LIKE CATTLE
  12. ROS
  13. THE SMALLEST MAN
  14. CORNERED
  15. STRIFE
  16. THE CLASH
  17. HETS
  18. CLOSER TO THE END
  19. FURY
  20. FIGHT TERROR WITH TERROR
  21. ET INFLAMMERAT SAR
  22. DELETED SCENES
  23. CREATURE
  24. DARKNESS FALLS

Line up

  • Mieszko A. Talarczyk: vocals, guitars
  • Urban Skytt: guitars
  • Jon Lindqvist: bass
  • Anders Jakobson: drums

Voto medio utenti

Quando ci si trova di fronte ad un disco dei Nasum, l’unica cosa che è lecita aspettarsi è un fottuta e dilaniante carneficina, e per fortuna la band svedese non è mai venuta meno a questo dogma. Il qui presente “Shift” è un album che segna un capitolo nuovo della band, in quanto è il primo dopo lo split con la mitica Relapse, ma per fortuna ciò non ha impedito alla band di regalarci l’ennesima perla di mostruoso grindcore, anche se stavolta marcato Burning Heart.
In questo disco il trademark della band è riproposto pari pari, una formula che dava i suoi frutti già su “Human 2.0” e “Inhael/Exhale” (e che poi era stata amplificata dall’ottimo “Helvete”), ma non per questo meno valido. L’aspetto più caratteristico della band è sempre stato quello di voler suonare il più estremo e veloce possibile, e poi di amplificare il tutto con una produzione (la solita dei Soundlab Studios del cantante/chitarrista Mieszko Talarczyk) che quasi farebbe invidia ad una band Nu Metal, per arrivare ad un risultato che, vi lascio immaginare, è qualcosa di incredibile in termini di brutalità, violenza, velocità, intensità ed estremismo sonoro. Inoltre ai Nasum non ha mai fatto difetto una buona tecnica di base che permette alla band anche di saper rallentare e creare strutture più articolate, anche se, per questo, non meno brutali. Esempi lampanti ne sono “Wrath” il cui inizio è da puro headbanging con una ritmica cadenzata nello stile dei connazionali Birdflesh, oppure “Circle Of Defeat” che si concede paurosi rallentamenti al limite dello sludge, oppure ancora “Ros” condita di una buona dose di melodia. Badate bene però che i Nasum, anche quando decidono di variare la loro proposta, che per inciso è la quintessenza della dinamicità, non rinunciano mai a dare sfogo alla loro bestiale carica grindcore, con un riffing sovente chirurgico e dal flavour industriale, che li accompagna sin dal mini “Industislaven” e che spesso e volentieri li accomuna ai connazionali General Surgery.
Nelle 24 tracce di questo “Shift” i Nasum vi condurranno lungo i sentieri del dolore, cerebrale prima che fisico, in una tempesta di blast beats, accelerazioni accecanti di doppia cassa, riffs taglienti come mole d’acciaio, con una rabbia, un livore e un’intensità che poche bands al mondo possono vantare. Tutto ciò è anche frutto dell’inserimento di un secondo nuovo chitarrista, Jon Lindqvist, nonché del superbo lavoro di basso di Urban Skytt, già membro dei gringore gods Regurgitate, oltre che di Miezko e del mostruoso batterista Anders Jakobson.
I Nasum, pur non innovando quasi per nulla il loro sound, ci regalano l’unica cosa che sanno fare, un fottuto, devastante, annichilente massacro. L’eccidio o, se preferite, lo sterminio dei nostri padiglioni auricolari, i quali, dopo che ci saranno passate le note di questo “Shift”, potranno pure essere riciclati per fare gli omogeneizzati di carne. Una delle release più estreme di questo 2004.

Ps. È straordinario vedere come un genere possa fare di tali progressi, fin quasi a divenire, nel corso degli anni, qualcosa di quasi totalmente diverso dalla forma primigenia. Roba che al confronto i Napalm Death di “Scum” facevano hair metal.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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