Copertina 6

Info

Anno di uscita:2013
Durata:46 min.

Tracklist

  1. INTRO
  2. BOMB
  3. NEVER ENDS
  4. HARD N’ HEAVY ROCK NIGHTS
  5. ALL THIS TIME
  6. BLACK RAIN
  7. SWEET OBSESSION
  8. BEAST
  9. STRANGER TO MY HOME
  10. MONEY HOLE
  11. NOT A DREAM

Line up

  • Gray Morris: all instruments, vocals

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Il nome di Gray Morris potrà far tintinnare un “campanellino” nella memoria di chi, come il sottoscritto, ricorda i KeeN come un promettentissimo e credibile act italico sulla scia di Rammstein, The Kovenant, Marilyn Manson e Deathstars.
Il poderoso bassista di quella formazione (nonché membro di altre numerose situazioni artistiche …) oggi decide di affidarsi ad un integrale do it yourself, scrivendo, suonando, cantando, registrando, mixando e masterizzando questo “Stranger to my home”, il suo albo di debutto solista alimentato dal dissoluto e colorato microcosmo dello street metal, con gente del calibro di W.A.S.P. , Motley Crue, Guns n’ Roses, Kiss, The 69 Eyes, Crashdiet e Hardcore Superstar a fungere da inevitabili numi tutelari.
Una sorta di ritorno al “classico”, insomma, conservando quella passione per le ambientazioni “viziose” che evidentemente si confanno particolarmente alla sensibilità del nostro, piuttosto a suo agio anche nella gestione di questa “antica” materia artistica.
Il prodotto è fatalmente parecchio “artigianale”, anche nella resa sonora, e talvolta si riscontra un pizzico di ripetitività nelle strutture compositive, ma è altresì innegabile la notevole predisposizione di Gray alla scrittura e all’interpretazione del genere, ostentando discrete doti strumentali, una gradevole voce “scura” (in contrapposizione con le tante laringi “stridule” del settore …), “imperfetta”, magari, eppure abbastanza espressiva, e una penna capace di dosare adeguatamente incisività e melodia.
Come anticipato, il programma perde di efficacia a causa di un’eccessiva uniformità, così come avrebbe probabilmente bisogno di una maggiore messa a fuoco quando aumenta il coefficiente “sentimentale” della questione (“All this time” e la title-track, banalotte e pure leggermente imprecise sotto il profilo vocale), e tuttavia in generale si può riferire di un risultato complessivo di dignitoso valore, con brani come “Never ends”, “Hard n’ heavy rock nights”, “Money hole”, “Not a dream” (la mia preferita!) e la gotica “Black rain”, ben costruiti e moderatamente coinvolgenti, pur nel loro spiccato rigore stilistico.
A questo punto, il suggerimento “scontato” è quello di cercare efficaci partners in crime con cui condividere una visione musicale sicuramente interessante e tuttavia allo stato attuale convertita in musica in una maniera un po’ troppo unidimensionale e approssimativa per conquistare davvero l’attenzione di una “scena” costipata e in grande fermento competitivo.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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