Gli Odyssea sono il gruppo di Pier Gonella, il chitarrista che l'anno scorso ha sostituito Olaf Thorsen nei Labyrinth. Proprio il suo ingresso in pianta stabile nella formazione toscana ha contribuito ad allungare i tempi di realizzazione di "Tears In Floods". Questo è solo uno dei tanti altri aspetti che legano a doppio nodo gli Odyssea al power metal italiano, a partire dall'aspetto musicale. Ma a questo ci arriveremo in secondo tempo.
Per il momento un minimo di biografia. Gonella è un musicista che subita l'influenza di alcuni "mostri" della chitarra, come Malmsteen o Satriani (e si sente, vedi le due parti di "Tears in Floods" oppure "Fly"), aveva deciso di dare vista ad un proprio progetto musicale, che si consoliderà negli Odyssea, senza per questo rinunciare a diverse collaborazioni, come quella ad "Athlantis", album di Steve Vawamas (ex bassista degli Shadow of Steel) e all'album solista di Wild Steel (che degli Shadow of Steel è da sempre il cantante). Non stupisce quindi vedere questi due musicisti prendere parte a "Tears In Floods". Altra partecipazione importante, sebbene limitata ad un solo brano, è quella di Roberto Tiranti, al quale, se non fosse stato super impegnato, sarebbe probabilmente toccato il ruolo di vocalist principale del disco. Invece questo compito è spettato all'altrettanto bravo Carlo Faraci, un cantante che ha maturato parecchia esperienza, anche se in contesti non propriamente metallici. E' comunque proprio il brano interpretato da Tiranti, "Fly", a seguire la breve introduzione strumentale e ad aprire il disco. E, sarà un caso oppure no, ricorda parecchio i Labyrinth. "The King" ci presenta invece Carlo Faraci, una sorpresa, bravo nell'interpretare e nello spingere in alto la bella voce che ha ereditato da Madre Natura.
Solo un paio di pezzi ed è evidente come, nonostante alcuni soluzioni siano quelle tipiche del "power all'italiana" (vedi la produzione, sopratutto per la batteria, e l'impostazione delle linee vocali), gli Odyssea siano in grado di differenziarsi, grazie all'utilizzo di tastiere dai suoni spaziali e futuristici ("Falling Star" o "The King") e per la grande versatilità mostrata da Pier Gonella. Un buon lavoro, anche a livello compositivo, che dà vita a brani sfaccettati e multiformi come per "Falling Star", un refrain avvincente incastonato in un pezzo dalle tinte tecnologiche e futuristiche. Lanciata a maggiori velocità, "Burning Time" vede gli Odyssea perdere in personalità finendo col ricalcare un po' troppo gli Stratovarius, una soluzione che abbraccia, sebbene in misura minore, la conclusiva "Creatures". Non mostra maggior originalità nemmeno la ballad "Try Again", che perlomeno è utile a dare spazio all'interpretazione più sentita e melodica di Faraci. Devo però fare i miei complimenti anche a Wild Steel per la sua prova sulla speedy "Angel Cries", un brano ben sottolineato dalla chitarra di Pier Gonella, ma che poteva tranquillamente fare a meno dell'insistito coro finale. La titletrack è divisa in due parti, la prima strumentale (e debitrice di Yngwie Malmsteen), cantata e di ottima fattura, con i suoi chiaroscuri e tagli elettronici, la seconda.
Un buon debutto quindi, leggermente penalizzato da una produzione leggerina, e che fortunatamente non risente della lunga gestazione. Mi auguro prima tutto che gli Odyssea possano avere un seguito, e poi che non risentano dei tanti impegni dei musicisti coinvolti.
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