Parlare di una “nuova vita” per chiunque sia riuscito a sconfiggere un temibilissimo cancro al fegato non è per nulla retorico ed è prevedibile che tal esperienza in qualche modo modifichi la sua “visione” del mondo.
Se poi ti chiami
Dennis “Fergie” Frederiksen e possiedi una delle voci più emozionanti dell’intero
rockrama melodico, è altrettanto naturale sfruttare tale formidabile mezzo comunicativo per diffondere questa nuova concezione delle cose, alimentati da una straordinaria energia propulsiva, in grado di riportare la memoria dell’ascoltatore affezionato ai vertici di una carriera (Toto, Trillion, Le Roux, Frederiksen/Philips, Mecca, Frederiksen/Denander, …) in realtà mai deludente.
Ed è così che “Any given moment”, analogamente al precedente “Happiness is the road” (in realtà, nell'insieme leggermente inferiore, forse …), si rivela un lavoro di enorme valore, dominato dall’ugola calda e limpida del titolare, ma supportato adeguatamente anche da uno schieramento strumentale e compositivo assai ispirato, con il nome di Alessandro Del Vecchio che spicca per il suo illuminato contributo in entrambe le fasi, accanto a quello di notabili del genere come Bruce Gaitsch, Robert Sall, Sven Larsson e Peter Friestedt, tra gli altri.
Avvolto da un’aura di “positività” e di speranza, il programma si svolge mantenendo livelli di assoluta magnificenza, condensando la nobile “storia” musicale di Fergie in un profluvio di pura passione, tra la puntigliosa eleganza dei Toto e il
pomp corroborante di Trillion e Le Roux.
L’enfatica e incalzante apertura di “Last battle of my war” avvia in maniera esemplare l’operazione soggiogamento sensoriale, “Let go” farà “salire la pressione” ai
fans dei Toto, mentre “Price for loving you” costringerà al "cardiotonico" i cultori dell’
hard aristocratico, con la laringe di Frederiksen che s’inerpica sul pentagramma fino a raggiungere le vette emotive della fonazione modulata.
Con la languida “I’ll be the one” e la struggente “How many roads” (con qualcosa degli Europe nell’impasto …) sarà il lato maggiormente sentimentale degli
AORsters ad essere messo a dura prova, il
refrain e la vivacità di “Time will change” non danno scampo e le ariose dilatazioni melodiche di “Candles in the dark” impiegheranno davvero poco a sollecitare una benefica produzione di dopamina in tutti quelli che apprezzano l’incanto dei suoni “adulti”.
Non vi preoccupate, poi, se, ascoltando la
title-track dell’albo, vi troverete a rimuginare sui momenti passati della vostra esistenza infusi da un pizzico di malinconia, o se durante l’
atmospheric power di "When the battle is over” sarete colti improvvisamente dalla necessità impellente di rispolverare i “classici” dei Journey per un confronto dall’esito non così scontato: in entrambe le situazioni si tratta di reazioni tanto
inesorabili quanto
appaganti.
All’appello mancano ancora le due circostanze, come dire, più “gigione” della raccolta, ovvero il duetto con Issa denominato “Not alone” e la rilettura (con tanto di suggestiva
intro “siderale”) della storica “Angel don’t cry” (
hit di “Isolation” dei Toto … grande disco e massimo livello di popolarità del nostro …), le quali, nonostante la loro “natura”, riescono a non indispettire, grazie ad una piacevole “romanticheria”, nel primo caso, e alla bellezza intrinseca di un brano edificante, nel secondo.
Fergie Frederiksen continua imperterrito, con le motivazioni supplementari di una “seconda chance”, nella sua primaria “missione” artistica, la diffusione del
rock di classe, e con Del Vecchio è nato un sodalizio importante e produttivo (i due hanno recentemente preso parte in veste di ospiti pure a “Do ut des” degli UT New Trolls, ennesima apprezzabile incarnazione del mitico gruppo ligure …), foriero di auspicabili ulteriori evoluzioni … di cos’altro avete bisogno per procurarvi immantinente una copia di “Any given moment”?