Limitarsi a bollare i
Death Mechanism come una semplice costola dei
Bulldozer solo per la presenza, nella band meneghina, di due terzi del gruppo, e cioè Manu e Pozza, sarebbe alquanto ingiusto nei confronti dell’act veronese, visto che i nostri sono in giro dal 2003, e ancor prima sotto il nome di
O.D.O. (ho ancora il loro demo da qualche parte…). D’altra parte, a dimostrazione del percorso artistico dei Death Mechanism, ci sono due demo e ben tre full length, ed è proprio di questa loro terza fatica che andremo ora a parlare. Chiariamo subito cosa abbiamo tra le mani: un concentrato di thrash metal nudo e crudo, senza compromessi, che nessuna concessione fa a sonorità moderne, a contaminazioni di vario tipo, e alla melodia. Dieci i brani presenti in “Twenty-first century”, dieci mazzate tra capo e collo, di una furia notevole, e anche particolarmente rabbiosi a livello vocale, visto anche la sorta di concept sul malcontento nei confronti della natura umana che è presente all’interno dei testi di Pozza. I nostri si muovono sulla scia di band come Kreator, Sadus, o i nostrani Necrodeath, e in particolare Pozza ha una timbrica che ricorda molto da vicino sia Flegias, che Mille. Se è vero, quindi, che l’originalità e la personalità non sono certo due dei segni distintivi dei veronesi, è altrettanto vero che nel marasma di band thrash che affolla l’odierna scena metal i nostri hanno sicuramente una marcia in più. Certamente a livello compositivo, visto che i brani funzionano benissimo, colpiscono nel segno, e ti lasciano annichiliti quanto basta, e, ovviamente, anche a livello esecutivo, visto che, pur non trattandosi di nulla di particolarmente tecnico, i brani sono tutti ben suonati ed eseguiti. Aggiungiamo la produzione perfettamente a cavallo tra passato e presente, ad opera di
Tommy Vetterli dei
Coroner, presente anche in veste di chitarrista nell’ultima traccia, “Collapse 2000 A.D.”, nella quale suona un pregevole assolo, e capirete perché questo album merita ben più di un semplice ascolto distratto. Quaranta minuti, durata perfetta per un massacro, perché è proprio questo che mettono in atto i nostri, con schegge come “Evolutive deviation”, “Hidden legacy” o la micidiale “Centuries of lies”. Manu e Pedro sono solidi e possenti, mentre Pozza oltre a dar vita ad una buona prova vocale (forse solo un po’ troppo derivativa), sfodera anche ottimi riff e assoli lancinanti, in perfetta tradizione eigthies thrash. Cosa aggiungere… “Twenty-first century” ci consegna finalmente una band matura, che ha saputo far bottino delle esperienze accumulate negli anni sia in proprio che alla corte dei Bulldozer, e che ha trovato infine la quadratura del proprio cerchio, riuscendo a comporre un album decisamente convincente.
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