Dove eravate nel lontano 1985 quando i teutonici
Sinner davano alla luce il primo, vero, unico e originale
Touch Of Sin? Non eravate ancora nati? Eravate troppo piccoli e le uniche canzoni che ascoltavate erano quelle dello zecchino d'oro? Bene, anzi male, avreste dovuto porre rimedio da soli a questa gravissima mancanza e invece vi siete crogiolati per anni aspettando che qualcun altro lo facesse per voi.
Il buon
Mat Sinner che avrà pubblicato quindicimila album con centinaia di band diverse ha pensato bene di venire in vostro soccorso e ha deciso di ripubblicare questa pietra miliare dell'heavy metal opportunamente ri-registrata e con l'aggiunta di un paio di brani da un altro album e ben tre canzoni nuove di zecca. Con un colpo di genio finale degno della miglior fatality di Street Fighter ha brillantemente intitolato l'album
Touch Of Sin 2, bello eh?
Mettendo un attimo da parte i dubbi su questa mossa decisamente commerciale, diciamo subito che tutta l'operazione non è soltanto una riedizione leggermente migliorata dell'originale, ma che essendo stato registrato e masterizzato completamente da zero risulta molto più moderno e attuale nei suoni e nella produzione ed è stato arricchito dalla presenza di qualche guest amico di Mat, che probabilmente conoscerà tutti i personaggi del panorama hard rock e metal europeo e mondiale.
Il genere proposto è ovviamente lo stesso di quasi 30 anni fa, una via di mezzo tra hard rock e heavy metal alla Running Wild che è comune un a tantissimi gruppi nati e cresciuti in Germania negli anni 80. Grazie alle tecnologie attuali in fase di produzione, l'album ha acquisito un sound fresco, definito e più potente rispetto all'originale e questo rende l'ascolto sicuramente più piacevole, anche se a dirla tutta i Sinner non è che abbiano mai brillato per originalità e personalità e quindi la scaletta perde molto del suo appeal dopo poco tempo. Stiamo comunque parlando di uno dei migliori capitoli e quindi il livello è sempre abbastanza buono, in cui canzoni come
Born To Rock e
Emerald restano gli episodi più riusciti mentre i tre nuovi arrivi sono abbastanza altalenanti, con
Blood On The Sand e
Heat Of The City a cavalcare l'onda del puro metal teutonico di gruppi storici come Rage e Grave Digger. Carina e piuttosto originale
Don't Believe A Word, cover degli storici Thin Lizzy.
Dunque si tratta di una riedizione sicuramente lavorata e non una semplice rimasterizzazione che dona freschezza e luce a un album che certamente non avrà fatto la storia del metal ma che comunque merita la presenza in ogni discografia che si rispetti. Tirando le somme, se possedete già codesto dischetto passate oltre senza indugio, se invece manca dalla vostra inestimabile collezione fateci pure un pensierino.
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