Copertina 8

Info

Anno di uscita:2013
Durata:44 min.
Etichetta:NoiseArt Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. CATASTROPHE
  2. SUFFERING ENTITIES
  3. FORSAKEN DEITY
  4. PROFANE PATH
  5. DEFACED MORTALITY
  6. ROTTEN CREATION
  7. PHARMACEUTICAL EXTERMINATION
  8. SYMBOLIC SLAYING
  9. OBLITERATION
  10. ABEYANT FUTURE
  11. DEPICTION OF DEMISE

Line up

  • Anthony Vasquez: bass
  • Chris Monroy: guitars
  • Carlos Gutierrez: drums
  • Rick Rangel: guitars, vocals

Voto medio utenti

Avevo onestamente perso le tracce dei Fueled by Fire, combo statunitense ma di origine fortemente sudamericana, dopo l'ottimo esordio del 2006 per Metal Blade a nome "Spread the Fire" che presentava un thrash metal con evidentissime influenze bay area, molto casereccio e pieno di energia, che al massimo aveva aspirazioni liriche come "thrash is back" o "metal forever", con in copertina il disegno di un metallaro che picchiava un emo incatenato.

Tutto bellissimo, per carità, ma trovarsi tutto d'un botto di fronte al nuovo "Trapped in Perdition" rappresenta davvero un gran bel salto, avendo saltato a piè pari il loro secondo capitolo del 2010 "Plunging into Darkness", uscito per la sconosciuta label Annialation (evidentemente il debut album non deve essere andato bene a livello di vendite se una label come la Metal Blade li ha scaricati alla prima chance...).

Beh, dimenticate il thrash d'assalto e caciarone del primo disco, fate un salto indietro nel tempo fino al 1991, se siete thrashers d'annata come me rovistate nei vostri scaffali alla ricerca del cd, se invece siete giovani ed imberbi aprite youtube e digitate "Devastation - Idolatry", pigiate PLAY ed avrete di fronte la reincarnazione di quel disco e di quella band, con tanto di Rodney Dunsmore alla voce, tanta è la somiglianza con Rick Rangel e con la musica malevola, intrisa di negatività che oggi suonano i Fueled by Fire: per carità, tutto di guadagnato, "Trapped in Perdition" è davvero un album maiuscolo, pesante, armonico, pieno di energia, di accelerazioni, di mid-tempos, di fulminee rasoiate e di quel mood magniloquente e funereo che solo la band di Corpus Christi sapeva donare ai propri album.

I quattro ragazzi picchiano sodo e ciò che è più importante sanno come picchiare: non ci limitiamo ad una band revival come le altre mille, qui c'è un grande lavoro di songwriting alle spalle, la rivisitazione di una corrente marginale all'interno del thrash ed una personalità davvero spiccata ed inaspettata, perlomeno alla luce del primo godibile ma limitato episodio che davvero non lasciava presagire un futuro così maturo e "lontano" per sonorità e direzione.

Bene, bravi, bis: un disco che davvero ogni thrashers, quindi quei 5 o 6 ragazzi ancora vivi sulla Terra, dovrebbe far suo, insieme ai 55enni Devastation che oggi mettendo su "Trapped in Perdition" potrebbero esclamare "ehi quei suonano come noi 20 anni fa, allora qualcuno ci ha ascoltato!!!".

Lo abbiamo fatto eccome, cari "ragazzi".
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 11 set 2013 alle 21:01

Ci mancherebbe!!!! Complimenti per la bellissima recensione!!!!

Inserito il 11 set 2013 alle 19:28

il tuo commento è la cosa più bella di tutta la settimana: grazie!

Inserito il 10 set 2013 alle 20:48

Bellissima recensione che centra in pieno lo spirito di questo trapped in perdition, disco che sulle webzines italiane è stato spesso bistrattato, mentre sulle webzines estere è stato giustamente premiato quasi all'unanimità. Che dire.....ho tutti e tre i loro lavori: il debutto lo comprai spinto da alcune recensioni particolarmente entusiastiche e mi sembrò niente di che (strano come a volte si incensino lavori solamente discreti e si stronchino invece ottimi dischi), il secondo "plunging into darkness" l'ho acquistato dopo aver sentito dei pezzi su you tube. Ricordo di aver pensato immediatamente che non fosse la stessa band, poichè le sonorità che conteneva erano molto distanti dall'esordio e molto vicine ai mitici Devastation e agli slayer; un salto in avanti di proporzioni cosmiche rispetto al Thrash metal adolescenziale e scanzonato di spread the fire. Per questo motivo non sono rimasto stupito dall'ottimo ritorno discografico dei nostri che secondo me questa volta ci piazzano anche qualche accenno di death metal: In alcuni pezzi ci sento l'influenza dei pestilence di testimony of the ancient. Secondo me l'ingresso in formazione, dal disco precedente, del giovanissimo chitarrista Chris Monroy leader degli spettacolari deathster skeletal remains (se non li conoscete ascoltateli, meritano parecchio e a differenza della stragrande maggioranza delle nuove bands che propongono old school death metal vanno a pescare a piene mani dai death dei primi tre dischi e dai pestilence del periodo pre spheres) ha veramente dato tre o quattro marce in più ai Fueled by fire.

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