Se dici grindcore e magari ci associ anche Stati Uniti, la prima cosa che ti viene in mente, o che ti dovrebbe venire in mente, sono i Brutal Truth…In effetti così è stato quando ho avuto il primo contatto con questi Transient, da non confondere con i Transient, che, scherzo del destino, sono anche loro americani ma dediti al prog metal, come dire due estremi riuniti sotto la stessa bandiera…Nonostante queste coincidenze o possibili allusioni, il quartetto di Portland è quanto di più classico si possa desiderare in materia, non fosse che nella line up c’è una signorina, al secolo Krysta Martinez , dietro il microfono…Levatevi subito quel sorrisino misogino sulla faccia, perché la povera Krysta (battuta pessima…) non ha niente da invidiare ai colleghi maschi, anzi, nei limiti ristrettissimi del genere, riesce a variare un pochino la proposta, modulando la sua voce ora un po’ più tendente all’hardcore “Goad” , ora più classicamente grind, come nella “suite” di 1:51 “False Philanthropy” . C’è poco altro da aggiungere se non che i sedici pezzi in totale superano di poco i venti minuti e che i ritmi sono serrati, ma non serratissimi ( “Sustain The Yoke” e “Cataphora” per dirne solo due) e questa scelta lascia aperto un bagliore di evoluzione alla band, che se mai volesse potrebbe dedicarsi a qualcosa si di estremo, ma magari un po’ più elaborato. Per adesso ci troviamo di fronte ad uno sfogo di gioventù, più in la, magari, le schegge impazzite avranno una traiettoria più precisa e colpiranno ancora più duro e preciso. Ultima segnalazione per la copertina, strana e allucinata come da tradizione “fumosa” americana di cui all’inizio…