In attesa di sapere se i
Sarkom, band capitanata dal singer
Erik Unsgaard dei grandi
So Much for Nothing, abbiano saputo alzare l’asticella rispetto al pur discreto
Bestial Supremacy (lavoro risalente al 2008), possiamo senz’altro notare un primo miglioramento: dai tre soli impiccati ritratti nell’artwork del primo full length (
Aggravation of Mind, 2006), ai 5-6 cadaveri del già citato predecessore, raggiungiamo ora nuove vette di morte con la copertina di
Doomsday Elite (saremo sul centinaio di unità). Chissà che immane gragnuola di trapassati ci attende in occasione del prossimo disco…
Tralasciando le stupidaggini (in fondo, si tratta di un immaginario tutt’altro che sconosciuto ai cultori del metal estremo), giungiamo alla disamina di questo lavoro, che il buon
Erik ha avuto modo di descrivere con toni enfatici, calcando la mano su quanto il gruppo si sia evoluto, su quanto sia riduttiva l’etichetta di black metal band, sulla volontà dei
Sarkom di non fossilizzarsi, di esplorare nuovi territori musicali fregandosene di quanti si sarebbero attesi un album old school eccetera eccetera.
Insomma, mi accingo a scrivervi di un disco dal sound imprevedibile e spiazzante, no? Mmmh, magari la prossima volta…
Certo, rispetto all’approccio ortodosso e fedele alla vecchia linea di
Bestial Supremacy qualche refolo di novità lo si percepisce eccome; nondimeno, valutando i brani con un minimo di attenzione, ci si accorgerà senza affanni che di autentica volontà innovativa, in
Doomsday Elite, non ve n’è poi molta: si segnalano giusto alcuni peculiari (nonché brevi) arrangiamenti di keyboards nell’opener e in
Inside a Hunted Chapel (peraltro, uno dei brani più riusciti), qualche parentesi thrasheggiante, alcune timide aperture melodiche… Insomma, parliamo di sporadiche tracce smarrite nel mezzo di una selva oscura di black classico, veloce e violento.
Detto che i bellicosi propositi di rinnovamento non hanno trovato adeguato riscontro pratico, si può comunque affermare che il platter saprà soddisfare gli amanti della nera fiamma: ben prodotto, suonato con perizia, colmo di riff assassini, blast beats e malignità. Qualche picco qualitativo (penso a
Solemn Disorder Till Human Extinction, vicina al symphonic e ottimamente arrangiata) non riesce tuttavia a distoglierci da un mesto dato di fatto: di lavori del genere ne sono usciti a centinaia, ne stanno uscendo tuttora altrettanti e non prevedo rallentamenti significativi nel prossimo futuro. In buona sostanza: nulla che non si sia già sentito altrove, nulla che possa emergere dalla massa e, in definitiva, nulla di realmente imperdibile.
Gli inguaribili completisti buttino pure l’orecchio dalle parti di questo
Doomsday Elite, che come detto malaccio non è; gli altri, piuttosto, si concentrino sui
So Much for Nothing, senz’altro più originali e meritevoli di lode.
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