Madre santa, che delusione.
Dopo ben 8 anni di assenza dal mediocre "
Underworld" del 2005 tornano gli svedesi
The Storyteller, prime movers di quel movimento di becer power metal di fine anni '90 - inizio 2000 con due album meravigliosi, specialmente il primo omonimo del 2000 ma anche il secondo "
Crossroad" del 2000. E' sempre il corpulento singer
L.G. Persson, che nel frattempo ha abbandonato il basso, a condurre la formazione scandinava che in questi anni ha deciso di appesantire un po' il sound tramite una produzione decisamente più aggressiva e moderna e lo stesso Lars Goran talvolta ha un approccio al microfono più basso e roco che lascia decisamente spiazzati gli ascoltatori di vecchia data: basti dare un ascolto ai primi secondi del singolo "
Strenght of Valhalla" per chiedersi "
ma Udo è andato a cantare con i The Storyteller???" e con risultati direi piuttosto deludenti.
Per fortuna per la maggior parte del disco il cantato è quello solito, sebbene la voce non sia più quella degli esordi, ma purtroppo il tempo passa per tutti e 13 anni non sono pochi...
Musicalmente il disco si lascia ascoltare piuttosto bene anche se è totalmente privo di quelle melodie vincenti ed accattivanti di cui una volta i The Storyteller erano protagonisti: oggi è tutto meno entusiasmante ed azzeccato, il power metal di Persson e compagni è da buoni mestieranti ma non va oltre una sufficienza assai poco entusiastica. Si scade abbastanza invece nei mid-tempos e negli episodi più cupi e cadenzati in cui la band non è proprio in grado di tenere le redini in mano, tipo la pessima "
Uninvited Guest" che è una vera coltellata nella schiena.
Otto anni per un disco del genere sono un po' una delusione, anche se rimane il sorriso per vedere in vita una band di serie B ma che nel mio cuore è sempre da Champions' League per quanto fatto 13 anni fa: vado a rimettere "
Guardians of Kail" e sognare insieme alla musica dei veri
The Storyteller.
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