Un fottuto ibrido genetico tra
Testament,
Forbidden e
Anthrax, ecco cosa sono questi
Hell's Domain!
Attratto da una copertina che anche un cieco saprebbe di
Ed Repka, mi metto all'ascolto di questo dischetto che promette una sana dose di thrash metal vecchia maniera.
Nessuna sorpresa, questo è proprio quello che si trova dentro all'omonimo debutto di questi ragazzi danesi, questo è quello che vogliono fare.
E' bene mettere le cose in chiaro subito, gli
Hell's Domain non sono una band che vuole essere originale, che cerca suoni particolari, melodie innovative o partiture complicate, gli basta stappare qualche birra, mettere i Marshall a 11 e lanciarsi nelle atmosfere tardo-ottantiane a loro care. Tra l'altro non è che siano proprio degli sbarbatelli, all'interno della band figurano infatti membri di
Artillery, Hatesphere, Koldborn e Horned Almighty.
In questo disco non ci sono pezzi sparati a 250 bpm ma anzi, le canzoni sono per la maggior parte assestate su mid tempo con qualche accelerazione, più alcuni "esperimenti" come
Crawling in the Shadows che inizia con arpeggi pieni di eco e procede lentamente prima di aumentare la velocità, ricalcando le orme di brani come
Apocalyptic City o
Disciples of the Watch, questo senza che il gruppo abbia lontanamente il talento di uno
Skolnick o un
Billy di turno.
Il cantato, fortunatamente non urlato, è un punto a favore.
Alex Clausen con la sua varietà tra parti aggressive, acuti improvvisi, e sostenuto da cori gang-style spesso usati in passato anche dagli
Anthrax, offre un'interpretazione generale convincente e dona al disco un tratto distintivo che altrimenti farebbe sprofondare il gruppo nell'abisso della mediocrità. Alcune canzoni come
The Wall's Come Tumblin' Down, la breve e veloce
Dead Civilization o la conclusiva e carica
Good Day to Die sono ben riuscite e si fanno ascoltare, mentre altre come
Hangman's Fracture hanno magari riff interessanti ma viaggiano col freno a mano tirato.
Conclude il lavoro la bonus track
Sneaking Disease, cover della band di culto (e loro connazionale)
Crionic, qui riproposta in maniera meno selvaggia e cruda dell'originale, ma comunque apprezzabile.
In generale il disco si ascolta volentieri, certo non ci sono riff memorabili o assoli particolarmente ricercati, però gli
Hell's Domain sanno fare egregiamente quello per cui sono stati fondati. A chi possono interessare? Direi a chi vuole scapocciare allegramente andando sul sicuro con un nome nuovo, il cui suono, nuovo non è.
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