Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2002
Durata:58 min.
Etichetta:Peaceville
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. NAKED EYE
  2. LURED DECOY
  3. CYPHRED
  4. BLUNTNESS
  5. BURIED
  6. MINDSCAPE
  7. DESCENT TO DION

Line up

  • Christopher Baque-Wildman: vocals, lead guitars, keyboards
  • Daniel Rubi Piero: bass, backing vocals
  • Oscar (Mr Ax) David Raventos: guitars, samples
  • Oisin Martinez: drums

Voto medio utenti

Descrivere "Red Shift" degli Asgaroth è un'impresa veramente titanica, tanti sono gli elementi da prendere in considerazione pena la sottovalutazione di un prodotto in realtà molto bello. In poche parole potrei dire che gli spagnoli riescono proprio nell'obiettivo che i Limbonic Art hanno ultimamente fallito: creare un'opera di black metal sinfonico, non pretenziosa, non prolissa e non banale. A differenza del gruppo norvegese, però, gli Asgaroth accantonano il lato malvagio e spettrale della musica, sostituendolo con quello più freddo e futuristico. La cosa piacevole è che, nonostante le canzoni siano molto complesse e difficili da assimilare, l'album scorre via liscio come una birra chiara e soprattutto fa venire voglia di essere riascoltato quasi immediatamente. L'highlight dell'album secondo me è la seconda traccia, "Lured Decoy", che parte in crescendo con un'intro minacciosa e misteriosa per poi esplodere, dopo un coro che definire maestoso è dire niente, in un riff di chitarra davvero coinvolgente. In mezzo a tutto questo si nota una cura per i particolari e gli arrangiamenti davvero maniacale: nulla è lasciato al caso, dai samples che si integrano alla perfezione con i riff creati da Oscar, ai tocchi veramente gelidi della tastiera. Ecco...su questo punto vorrei spendere due parole in più. Chi ha detto che per fare un buon album di black sinfonico bisogna per forza far dominare i synth? Gli Asgaroth insegnano a tutti i cloni dei Dimmu Borgir che l'atmosfera si può creare in molti modi, a prescindere dall'uso smisurato o no della tastiera. In "Red Shift" bastano poche note ben piazzate per fare il botto! Guardiamo ad esempio la terza canzone "Cyphred": il gruppo riesce addirittura a rendere interessante un breve pezzo strumentale di chitarra pulita e synth, grazie ad un arpeggio sognante che resta sospeso per aria, e ad un'atmosfera generale di completa rilassatezza e pace, ma che nasconde sotto di sé un filo costante di tensione dato dal riff pulsante del basso. Sono poco più di due minuti, ma dovrebbero insegnarli a scuola, soprattutto a quelle band ignoranti di cui parlavo poco sopra. Insomma, da dei perfetti sconosciuti non mi aspettavo così tanto, e sono contento che anche la Peaceville li abbia notati e messi sotto contratto, perché meritano di ottenere successo anche fuori dalla loro patria Spagna. Per chi pensa che l'ultimo dei Limbonic Art sia al top: sentite "Red Shift", che poi ne riparliamo.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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