Secondo album per i francesi Bliss Of Flesh che impiegano ben quattro anni per dare un successore a
“Emaciated Deity” che, pur non avendo fatto gridare la miracolo, aveva comunque attirato un po’ l’attenzione sul gruppo. Il tempo trascorso non ha cambiato certo radicalmente la proposta, ma è sicuramente servito alla band per affinare al meglio le armi a propria disposizione e così, nei 48 minuti che compongono questo
“Beati Pauperes Spiritu” , possiamo ascoltare un death/black di discreta fattura che alterna abbastanza coerentemente parti più propriamente brutali e caotiche, di matrice death, ad altre più melodiche con reminescenze black. La proposta dunque, non cambierà certo il metal dalle fondamenta, ma come nell'interessantissima opener
“Black Procession” riesce comunque a tenere alta l’attenzione grazie ad un buon alternarsi di atmosfere che rimandano agli
Anaal Nathrakh (meno caotici) e alla scuola death/black francese (
Merrimack?) . In sede di presentazione la loro etichetta, la Non Serviam, la spara grossa e cerca di accostare la proposta dei nostri a quella dei maestri
Dissection, ma a parte qualche piccolo accenno udibile forse in apertura di
“Disciple” , siamo veramente lontani da quanto proposto in passato da
Jon Nödtveidt e compagnia. Dunque sorvolando l’evidente azzardo, possiamo dire che i quattro francesi ce la mettono veramente tutta nel farsi apprezzare per la volontà di inserire parti melodiche che non siano troppo facilone ma che riescono a dare una vera anima a ciascuna dei singoli pezzi piuttosto che lasciarsi andare ad una accozzaglia di inutile ed indistinguibile brutalità. Interessante anche lo sforzo perpetrato dal singer Necurat, che, come in
“A.M.E.N.” , riesce a passare abbastanza agevolmente dal growl allo screaming, senza dimenticare una voce simil pulita declamatoria che ben si adatta al tessuto sonoro. Le songs tutte mediamente elaborate e “costruite” toccano il loro picco “progressivo” negli oltre otto minuti di
“Forgotten Epitaphs” . Volendo semplificare la cosa si potrebbe dire che i Bliss Of Lesh sono una band che si fa ascoltare volentieri e quando le ultime note di
“Pariah” concludono questa fatica non sarà certo impossibile che vi verrà di nuovo voglia di schiacciare “play”. In finale
“Beati Pauperes Spiritu” è un album che si fa ascoltare piacevolmente, ma aimè, non riesce a catturare completamente l’ascoltatore pur rimanendo sempre al di sopra di una larga sufficienza. Sono sicuro che se gli darete una possibilità non ne rimarrete delusi e passerete dei buoni momenti di genuino estremismo musicale, in quanto a ritrovare i Bliss Of Flesh nelle classifiche di fine anno o sopravvissuti alla prova del tempo, ho molti più dubbi. Scolaretti diligenti senza colpi di genio…
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