Il buon esordio di “
Swamped In Gore” attira l’attenzione della Metal Blade Records sui
Broken Hope, mettendoli sotto contratto. Ed è così che nel 1993 la band dà alla luce il presente “
Bowels Of Repugnance”, un disco nel quale si toccano con mano i netti miglioramenti tanto a livello di produzione, quanto a livello di tecnica esecutiva e compositiva.
Intendiamoci, la base di partenza è sempre il sound del debutto, quindi mai troppo tecnico o complicato, ma qui la velocità è leggermente aumentata, e la struttura delle composizioni è stata notevolmente asciugata, con i pezzi che hanno quasi tutti durata breve se non brevissima, all’interno dei quali però troviamo tanto le parti cadenzate quanto le accelerazioni di batteria, con i tipici blast beats a pioggia. Inoltre sono aumentati anche gli assoli di
Jeremy Wagner, che hanno la caratteristica di essere molto puliti ed heavy. Migliorata è anche la prova vocale di
Joe Ptacek, che su questo disco è modernamente brutal e profonda, e ci svela dove la pletora di growler e grunter odierni ha attinto ispirazione. Un cenno a parte merita l’universo lirico che ci fa sprofondare ancora di più nell’inferno del gore più estremo e deviato.
Cos’è un barbone o un homeless che dir si voglia? È un sognatore, uno che è pienamente libero, che la sera va a dormire sotto le stelle. Eppure è uno che ha comunque bisogno di mangiare, perché non si campa di sogni e di aria. Eccovi presentato l’eroe di “
Hobo Stew”, nella quale il nostro risolve il problema della fame servendosi nei cassonetti dei rifiuti di una clinica che pratica aborti, mangiandone i feti ivi buttati. Decisamente uno dei testi più disturbanti mai partoriti da mente umana, che non risparmia i dettagli più raccapriccianti e disturbanti dell’orrido pasto:
“My eating habits horribly crude,
Their rubbery textures I have chewed,
Gulping down fetal slop,
Embryonic jelly on my lips and chin”
Ma non mancano inni di blasfemia contro al chiesa cattolica, con “
Preacher of Sodomy” oppure rivendicazioni ambientaliste, come in “
Embryomic Tri-Clops”, ovvero dei nefandi effetti dell’inquinamento sulla genetica umana.
Il riffing cupo e ossessivo, dai tratti schizoidi, è un elemento fondante della prova della coppia d’asce
Wagner/Griffin, e un pezzo come “
She Came Out In Chunks” ce lo spiega per benino.
Il disco, si diceva, è molto diretto, e tolti tre intermezzi strumentali, si riduce a otto pezzi per circa 27 minuti di solido e cazzuto brutal death metal alla vecchia maniera. L’ascolto di un pezzo come “
Decimated Genitalia”, con un inizio che è talmente lento e cadenzato da sembrare sludge metal, prima del selvaggio assalto finale, vi getterà uno squarcio di luce sulle capacità e sulla bravura dei
Broken Hope e capirete dove e come, ad esempio, “
Inbreeding The Anthropophagi” dei
Deeds Of Flesh ha tratto ispirazione.
Chiude il disco “
Felching Vampires”, un pezzo pesantissimo, capace di buttare giù i muri.
“
Bowels Of Repugnance” ha il fascino del tempo che fu, e, al pari del debutto, è un disco seminale per l’influenza che ha avuto sulla scena estrema della nostra musica preferita.
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