Mettetevi al riparo finché potete o un'onda di nero odio vi farà a pezzi.
To Perdition cade a 20 anni esatti dalla fondazione degli
Handful of Hate e a quattro dal precedente e ottimo
You Will Bleed. Nel frattempo la formazione di Lucca si sarà ammorbidita? Avrà inglobato nuove influenze? Ma non diciamo sciocchezze. Il black metal ferale scorre forte nelle vene dei nostri che riversano in
To Perdition una dose di odio mortale, trasformandolo in scariche d'artiglieria che colpiscono in faccia l'ascoltatore.
43 minuti in cui non ci sono passaggi a vuoto o inutili dilungamenti, gli
Handful of Hate vanno dritti al punto con il loro mix letale che prende l'oscurità e la malevolenza del black norvegese, trame chitarristiche di quello svedese e una batteria massacrante dal death metal americano, creando un suono che è loro, forgiato in anni di blasfema dedizione e che risulta davvero annichilente.
Niente divagazioni sinfoniche e nessuna orchestra, solo quattro strumenti guidati da una mano sinistra superiore che sanno esprimersi sia nelle velocissime parti tirate che in quelle più atmosferiche o rallentate (attenzione, non c'è nessun breackdown) sempre con riff gelidi, epici, tecnici ed ispirati. Colpisce a questo proposito il lavoro svolto dalle chitarre su
Far Beyond all Scourges,
Swines Graced Gods e
Ornaments for Derision davvero chirurgico e ricercato, per quanto riguarda la batteria invece, non si può non gioire dello stile veloce, preciso e potente di
Aeternus, una vera contraerea. L'album è una reale mattanza, una carneficina sonora che ricorda lo sterminio auricolare attuato dai
Marduk con
Panzer Division. La produzione, intelligentemente, non è retrò e zanzarosa, ma anzi è al passo coi tempi senza essere troppo bombastica o finta, il che porta parecchia potenza ai brani senza snaturarli.
L'artwork dell'album, raffigurante una sedia puntata di tortura, utilizzata in passato durante gli interrogatori, rende bene il senso di crudeltà, ferocia e possenza del disco. Ci si serviva di questa sedia in particolare nei processi per stregoneria, per ottenere la confessione da parte della presunta strega o adoradore del demonio. Il torturatore accendeva anche un fuoco "purificatore" sotto la sedia, in modo da rendere incandescenti le punte di ferro che ricoprivano la struttura della seggiola ed estirpare così il male.
Il male dev'essere finito tutto nelle acide vocals di
Nicola e nella sua armata nera, che porta con onore il nero vessillo del black metal italiano e che si riconferma con questo
To Perdition a livelli assoluti. Poi è il solito discorso, se questi ragazzi fossero scandinavi non ci sarebbe bisogno di dire niente, li conoscerebbero tutti e sarebbero tra le colonne di questo genere. Famosi (in senso assoluto) non lo sono, sta dunque a voi dare un ascolto alla loro proposta e, nel caso le emozioni che scaturiscono saranno di vostro gradimento, supportare.