Curioso. Nel giro di pochi giorni, mi capitano due band identiche nella loro particolarità. Come gli americani Akris, anche i tedeschi
Beehoover sono una coppia, formata da bassista e batterista. Scelta non facile, che sembra però incontrare una certa simpatia, perlomeno negli ultimi tempi.
Le analogie tra le due formazioni sono evidenti: la mancanza di altri strumenti costringe a puntare tutto sul grande impianto ritmico, giocando sugli intrecci tra il basso pastoso ed il drumming dinamico ed elastico. Nel caso degli europei, però, la base risulta meno grezza ed ossessiva e punta verso schemi più alternative rock. L’aspetto vocale è marcatamente stoner e l’atmosfera possiede quel pizzico di pigrizia sorniona che spesso caratterizza il sound desertico.
Sfumature che non possono modificare il discorso già fatto nel commento al lavoro del gruppo virginiano: alla lunga la formula segna il passo.
I Beehoover sono buoni musicisti, l’idea è anche interessante, ma rimane un album indicato ad una ristretta cerchia di persone.
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