Unire
Dimmu Borgir e
Dark Tranquillity sotto un'unica bandiera contaminandoli con un tocco marcatamente prog non è certo impresa semplice, sembra però che i marchigiani
Nacom siano riusciti a trovare la formla giusta, o quantomeno abbastanza convincente.
Questi ragazzi, mischiando influenze e generi apparentemente distanti tra loro (ci sono infatti anche parti di classic metal, thrash, certo prog à la
Opeth, tastiere e uno screaming che rimandano ai
Cradle of Filth) propongono un sound d'impatto, variegato e piuttosto interessante. Non deve sicuramente essere un'impresa semplice buttare nella propria musica così tante sfumature (che immagino derivino dai diversi gusti dei componenti) e qualche volta i
Nacom incappano in alcuni buchi di songwriting o nella "troppa carne al fuoco", ma in linea di massima le 10 tracce di
Crowling Human Souls sanno destare un buon interesse.
Altro punto a favore sono le liriche, pensate, costruite e non improvvisate, che prendono in esame i particolari stati dell’animo umano e si espandono fino a richiami storico/culturali alla civiltà Maya.
La voce di
Leonardo Corinaldesi si adatta bene ai tanti cambiamenti di ritmo e stile all'interno delle canzoni, alternando spesso un growl marcio e davvero profondo ad uno scream molto acido e "alto" mentre le chitarre, come la batteria, meritano un discorso a parte.
Sono davvero molti i riff e i cambi di pelle che ci propongono le sei corde passando da parti classicamente death, a schemi modern metal, fino ad esibirsi in assoli melodici o in ritmiche thrashettone d'accompagnamento che sorreggono l'operato delle tastiere (dai rimandi symphonic black e dai suoni sempre diversi), rendendo difficile la memorizzazione delle canzoni. Il batterista si fa davvero il culo a seguire tutto quello che accade dentro a queste canzoni, restando però sempre sul pezzo,cercando di mantenere un amalgama funzionale, senza che il tutto finisca in vacca.
Troppo melodici, senza cattiveria e contaminati per essere death, troppo duri per essere prog, per i fanatici delle etichette proporrei un
extreme progressive metal come definizione della loro proposta. Di spunti validi se ne trovano tanti all'interno di questo disco e l'abilità dei musicisti non è assolutamente in discussione, ma la sensazione di saturazione è forte e a volte si perde un po' il focus sui pezzi. La produzione non aiuta, è infatti piuttosto secca e piatta e non enfatizza il suono degli strumenti principali, relegando tutto su un unico piano e non facendo emergere l'impatto. Da sei musicisti che propongono un genere così variegato e ricco di sfumature mi aspetto una botta di suono.
Promossi di sicuro, ma con un'attenzione maggiore alla "forma canzone", una produzione che spinge di più e tappando qualche piccolo buco tra un passaggio e l'altro, possono migliorare molto. Il potenziale c'è, li aspettiamo.
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