Un semplice incrocio tra la malinconia dei
Katatonia, l'irruenza dei
Drudkh e l'eleganza degli
Agalloch: in sintesi estrema questa è la formula di
"Ter Aarde", disco di esordio dei belgi
L'Hiver en Deuil.
Una formula tanto semplice quanto efficace per una musica affascinante ed autunnale in grado, quindi, di essere triste e brutale al tempo stesso.
Il gruppo, lo avrete capito, non inventa nulla e si limita ad interpretare, con classe, l'insegnamento dei maestri citati in apertura riuscendo, tuttavia, a dare un tocco personale ad una proposta in linea con la tradizione.
Siamo al cospetto di un lavoro ben fatto, ricco di pathos, in costante alternanza tra melodie tristi ed accelerazioni di scuola black metal, un lavoro, dunque, che senza essere rivoluzionario riesce a farsi ascoltare ed apprezzare con semplicità.
Proprio come le sue trame.
Queste considerazione ci portano a sottolineare, ancora una volta, che per creare musica di valore non è necessario inventare peripezie o strani arzigogoli, ma occorre passione e capacità di emozionare:
L'Hiver en Deuil hanno sia l'una che l'altra ed usano entrambe in modo intelligente e coinvolgente.
"Ter Aarde" è una ideale colonna sonora per una passeggiata tra brumosi boschi in autunno, avvolti dalla nebbia e con il volto solcato dai gelidi invernali in agguato.
Se vi riconoscete in questo quadro, date un ascolto a questo album. Ne rimarrete contenti.
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