Non sono un gran fanatico di concept album, tantomeno di quei concept stile Ayreon con una miriade di vocalist che interpretano un milione di personaggi, ma in questo periodo devo ricredermi, dopo due ottime uscite avvenute a poca distanza di tempo: la prima è
Psykerion dei
Thought Chamber di
Michael Harris (anche se si tratta di un concept diciamo “normale”, vedi la
recensione) e la seconda è appunto questo Inside the machine degli
Assignment, band tedesca capitanata dal chitarrista e compositore
Goran Panic, dedita al prog metal più puro, che strizza però ogni tanto l’occhio verso sonorità più melodiche o tirate. Inside the machine è ambientato in un prossimo futuro, tutti i governi sono falliti e la democrazia per come la conosciamo oggi è solo un concetto astratto (ma questo non è già il presente?), con la quasi totalità della popolazione ridotta alla totale sottomissione; i protagonisti del concept sono quattro e sono interpretati dai quattro guest-vocalist:
Michael Bormann (
Jaded Heart, Bonfire), è
Nick, il protagonista del concept, frustrato dall’ingiustizia, che tenta di combattere;
Robin Beck è
The Mistress, che cerca di aiutare Nick nel suo scopo;
Carsten Kaiser (
Everflow, Angel Dust) è
The Machine, in altre parole ciò che è malvagio;
Mats Leven (
Malmsteen, Adagio, Therion) è
The Preacher, un tempo Dio e adesso solo un predicatore, che cerca di ristabilire gli equilibri mandando The Mistress ad aiutare Nick.
Si parte con
Upload the System, lunga track quasi strumentale di oltre 6 minuti, che introduce in maniera solenne il concept, un viaggio lungo 69 minuti in una lotta tra bene e male, in un full length che spazia dal progressive più puro a momenti più tirati (soprattutto quando il protagonista è The Machine) o episodici decisamente più melodici, complice anche la (splendida) voce di Robin Beck.
Devo esser onesto,
Inside the machine secondo me è un lavoro coinvolgente, emozionante, che ha tutte le carte in regola per esser considerato come uno dei migliori concept-album in ambito prog, anche se probabilmente in un prossimo futuro verrà semplicemente dimenticato a causa della poca notorietà della band e della poca promozione che avrà. Ogni traccia è ben strutturata, ben suonata, ben cantata, insomma, forse non è un capolavoro ma poco ci manca, tanto più che lo sto ascoltando da parecchi giorni senza soluzione di continuità.
I momenti migliori sono
Love between heaven & hell, fantastico duetto tra Bormann, con la sua voce potete, e Beck, che con la sua voce delicata trasforma la canzone in una power ballad emozionante;
Ending Love, impreziosita da un bellissimo e trascinante chorus e da una prestazione maiuscola di Robin Beck, la successiva e struggente
Another Sacrifice (incredibili le tastiere finali, così come la chitarra acustica nella parte centrale).
Non manca nulla in questa release, per cui,
Inside the machine è un concept ambizioso che centra appieno gli obiettivi: per quanto mi riguarda è una delle migliori uscite del 2013, assolutamente godibile dal primo all’ultimo minuto, e che nulla ha da invidiare a uscite ben più pubblicizzate e band più titolate. Raccomandato.