A pochi mesi di distanza dall’uscita di “The Power And The Myth” degli House Of Lords ormai orfani di Giuffria, il vocalist James Christian fa uscire il tanto sospirato album solista, successore di quel capolavoro AOR tanto acclamato da pubblico e critica intitolato “Rude Awakening”, uscito nel 1994 e poi ripubblicato dalla Frontiers Records con l’aggiunta di 6 bonus tracks.
La produzione è opera dell’onnipresente Fabrizio V.Zee Grossi e gli strumenti affidati alle abili mani dell’infallibile team Scattolin, Brice e Grossi stesso in veste di bassista e tastierista; i brani scritti da nomi come quelli di Stan Bush (già autore per gli House Of Lords), Judithe Randall (da sempre musa ispiratrice di Christian), Chuck Wright e Lanny Cordola (entrambi membri degli House Of Lords). Tra gli ospiti ai cori figura Robin Beck, moglie di James Christian e regina dell’AOR negli anni ’80, il cui ultimo album “Wonderland” è da pochi giorni sugli scaffali dei negozi.
Se “The Power And The Myth” ha diviso la critica a metà, questo “Meet The Man” non potrà che accontentare gli estimatori del rock melodico.
L’opener “After The Love Has Gone” conquista al primo ascolto, col suo refrain di facile presa e il ritornello accattivante e le sue chitarre veloci ma mai pacchiane. La parte migliore del brano è un geniale pre-ritornello che lo abbellisce insieme ai cori di Robin Beck e Francis Benitez.
“Know You In The Dark” ha un incipit quasi identico a “You Give Love A Bad Name” dei Bon Jovi, prosegue con cori pomposi, un bell’assolo di chitarra e le ottime melodie create dalle tastiere. Seguono la ballad “Surrender Your Love” e la veloce title-track in cui la voce di Christian ricorda molto lo Steven Tyler dell’album “Nine Lives”. Il successivo mid-tempo “End Of Time” è un capolavoro di soluzioni melodiche ma soprattutto un capolavoro di cori iper-strutturati e magistralmente eseguiti.
La voce di Christian assume toni più bassi nella suggestiva power ballad “ Love Looked Into My Eyes” e ritrova i consueti acuti nella veloce “Leave Well Enough Alone”, anch’essa percorsa da cori magistrali ma mai esagerati e chitarre graffianti.
Purtroppo l’up-tempo “Strong Enough” annega nella banalità e i suoni di “You Should Be Blue” sono troppo ovattati, sembrano essere stati registrati direttamente negli anni ’80, ma nel complesso questo brano “vintage” è tutt’ altro che disprezzabile.
Seguono la pop-rock “Circle Of Tears” e la ballad “Hold Back The Night”
La produzione di Grossi è inconfondibile e riesce a rendere suoni marcatamente anni 80 moderni, non datati; la voce di Christian è in ottima forma, pur non raggiungendo le note alte di un tempo, ma poco importa, la sua rimane sempre una delle migliori voci in circolazione. Cori e strumenti sono studiati in modo perfetto per servire al meglio il vocalist e ogni brano brilla di luce propria. Non si potrebbe volere davvero di più: acquisto obbligato!
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