La tristezza infinita.Ecco nel 2013 cosa rappresenta una recensione di qualsiasi disco odierno dei
Sepultura: solo 20 anni fa sarebbe stato un delirio, una ressa tra recensori, paginate e paginate (di carta, all'epoca niente internet) di lettere, discussioni, approfondimenti, ore ed ore passate alla radio in attesa del singolo da trasmettere in anteprima (come accadde per "
Refuse Resist" su Radio Rock nel 1993), polemiche all'infinito per un voto troppo alto/basso, interviste fiume con
Max Cavalera o
Andreas Kisser per le mega sbobinate notturne, al fine di far fronte all'esigenza di riempire le pagine centrali della rivista, dedicate al gruppo metal brasiliano più famoso del mondo.
E invece?
Quel disco, già citato, che spaccò in due l'audience metal (ma che arricchì economicamente la band), il successore assai debole, i primi cedimenti, i litigi grazie alla mai troppo "lodata"
Gloria Cavalera, lo split che ci consegna di fatto due band inutili: i Soulfly, forse decenti nei primi due episodi e poi condannati ad una carriera artisticamente da poveracci, e gli attuali Sepultura, imbarazzanti (e non per colpa del nuovo frontman di colore
Derrick Green, sebbene inadeguatissimo) con dei dischi che farebbero orrore a qualsiasi band di 14enni appena diplomatasi alla scuola media.
"
Against", "
Nation" e "
Roorback" rappresentano a tutt'oggi l'apoteosi dello schifo ed i loro successori "
Dante", "
A-Lex" e "
Kairos" fanno di poco meglio, ma paradossalmente fanno ancora più tenerezza poichè sono così mediocri che non se li ricorda nessuno.
Poveri Sepultura, da quasi star-system a comprimari di bassa lega.
E' rimasto ormai solo il nome, accompagnato da un incredibile interesse di una label come la
Nuclear Blast, di quel fulgido esempio di ribellione, di emersione da uno stato difficile, da una situazione di disagio e povertà che han dato come frutti lavori incredibili, che rimarranno per sempre nella storia della musica, come "
Beneath the Remains" o "
Arise", tanto per citarne due a caso.
Poi l'imbarbarimento, la fissa per le atmosfere tribali, l'inaridimento totale che è stato solo celato dalla polemica montata ad arte dai due fratelli, ma tanto ormai l'ispirazione magica che aveva dato luogo ai capolavori del passato era già bella che andata.
"
The Mediator Between Head and Hands Must Be the Heart", dal titolo pomposo, altisonante ed imbarazzante, è il solito disco inutile, mediocre ed anonimo dei Sepultura degli anni 2010 e non so nemmeno dire se è meglio così o gli obbrobri di dieci anni fa.
Sulla scia di "
Kairos", un disco onesto, fin troppo esagerato e violento, con uno screaming piatto, piattissimo, effettato e disgustoso, qualche buono spunto di Kisser (tipo uno ogni dieci minuti, bella media) in un songwriting davvero desolante.
Unicamente per i super die-hard fans che, in ogni caso, dovrebbero ormai aprire occhi ed orecchie e dimenticare una band che oggi non esiste più, se non per quel glorioso (da me odiato, dato che sostituì il primo...) monicker che appiccicato su qualche pessima copertina fa ancora un certo effetto.
Triste.