Aspramente criticato dai più, devo invece confessare che il precedente
Mastermind mi è piaciuto, certo, sono conscio che i livelli di psichedelia e i voli pindarici space rock raggiunti su
Superjudge e
Powertrip sono ben altra cosa, ma non possiamo neanche chiedere al buon
Dave Wyndorf di tornare a drogarsi pesantemente dopo l'overdose del 2006. No?
Mi accingo quindi ad ascoltare
Last Patrol mettendo le mani avanti, sapendo che
Dave non può contare su illeciti aiuti esterni ma rimango comunque speranzoso, dopotutto 22 anni nel giro significano anche costanza, dedizione e talento.
Quello che trovo è sia una conferma, sia una sorpresa.
Innanzitutto conferma dello stato di salute del gruppo che, nonostante i cambi di line up che si sono susseguiti negli anni (questa volta segnaliamo solo il nuovo bassista
Chris Kosnick) si conferma ispirato e coeso. Sorpresa perché hanno tirato fuori un album che non mi aspettavo, ricco di influenze blues e con una buona dose di psichedelia che nel precedente
Mastermind, più diretto e stoner nel senso classico, si era persa.
Il lavoro inizia in un modo delicato e veramente suggestivo, con pochissime note ripetute e la magica voce di
Dave che sussurra il testo che magneticamente cattura, prosegue poi con un esplosione di chitarre, mai troppo distorte per tornare delicata come una carezza sul finale. Un pezzo tanto semplice quanto emozionante. Non sarà l'unico di questo tipo, anche
Paradise è un brano introdotto da chitarra acustica e basso, poi la voce
Wyndorf entra in punta di piedi narrando la sua visione del paradiso, cresce poi di intensità e allarga il colore del suono con tanti strumenti e sfumature, tipiche di un viaggio, di un sogno e sembra di viverlo nelle parole. La finale
Stay Tuned è giocata sulle stesse sensazioni, chitarra acustica voce narrante e la mente che vaga tra un emozione e l'altra.
Ma nella visione musicale dei
Monster Magnet queste canzoni sono solo un tipo di espressione. Altri pezzi come
Mindless Ones e
End of Time sono più legati a quanto fatto su
Mastermind, quindi più semplici, scanzonati e rock 'n' roll n senso stretto, di quelli urlati che fanno sentire "il ranteghino nella voce di Dave".
Su questo nuovo
Last Patrol aleggia però un mood diverso, in molti altri brani come la stessa
title track,
Three Kingfishers,
Hallelujah,
The Duke (of Supernature) si sente un animo folk-western, si percepisce l'influenza di band americane da saloon d'una volta, con spruzzate di southern alla
ZZ Top con tanto di "
uhm uhm". Roba da tenere il tempo con la gambetta.
Altra presenza percepibile durate il lavoro è quella dei
Blue Cheer (se non li conoscete recuperateli) e di tutto il carico di blues super distorto che si portano dietro.
Il lavoro si gode davvero ma, come sempre, è difficile descrivere a parole il suono di una band tanto particolare. Avrei personalmente preferito qualche brano più spinto, più classicamente stoner, che alzasse un pochino il ritmo in un disco che è invece più orientato sul lato spirituale, cosmico ed emozionale. Il consiglio è di immergersi totalmente e lasciarsi trasportare dalle onde sonore, ora delicate, ora ipnotiche, alternate a sporadiche ed elettrizzanti vibrazioni ad alto voltaggio.