Copertina 5,5

Info

Anno di uscita:2013
Durata:28 min.
Etichetta:Candlelight Records

Tracklist

  1. TIDES
  2. 15.05.11
  3. I AM HISTORY
  4. REVOLT
  5. FIRE EVERYWHERE
  6. ECHOES
  7. THE ETERNAL SELF
  8. DIAMONDS

Line up

  • Stefano Ghersi: vocals
  • Andrea Bailo: vocals/guitar
  • Flavio Magnaldi: bass
  • Stefano Ghigliano: drums

Voto medio utenti

La descrizione di hardcore come genere musicale proposto da questi esordienti The Doomsayer mi disorienta ascoltando l'intro iniziale di questo Fire Everywhere, così tranquilla e quasi goth-doomeggiante, con tanto di tastiere. Tempo un paio di minuti ed ecco che la furia di questo combo italiano, nato dalle ceneri degli Stigma, colpisce in faccia.

Un attacco frontale, memore della lezione di band quali Hatebreed, Killswitch Engage e anche un po' Soilwok, perchè no? Una colata di aggressività vocale e riff thrashettosi che però si mescolano a clean vocals, melodie "ammiccanti" e breakdown tanto moderni quanto "rischiosi".
I contro cori, i rallentamenti, gli stacchi puliti, sono infatti tutti elementi modern metal che rischiano di intrappolare il gruppo nel calderone degli imitatori di Shadows Fall, Bring Me The Horizon, Trivium e compagnia, ed è un peccato perché le capacità tecniche ci sono tutte, da un drumming potente e preciso, ai riff azzeccati e spesso melodici, alle canzoni comunque diverse e distinguibili. La voce però, non per particolari demeriti del cantante ma per "esigenze di stile", appiattisce abbastanza la proposta. Le urla sguaiate costantemente monotonali, intervallate solamente da qualche sporadica apertura pulita (non proprio riuscitissima), sono davvero stancanti, almeno per me.

La limitata durata del disco (meno di mezz'ora), rende più digeribile il lavoro e mitiga il senso di "rigetto" verso un suono pittosto buono ma troppo derivativo. Per gli amanti dei gruppi citati come paragone, i The Doomsayer saranno sicuramente fonte di godimento e un buon act da seguire in casa, ma per gli altri (magari "old school" come il sottoscritto) il rischio "noia" è davvero davvero elevato.
Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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