Copertina 6

Info

Anno di uscita:2013
Durata:59 min.
Etichetta:Rock'n'growl

Tracklist

  1. THROUGH THE SOIL
  2. HER EPITATH
  3. NOTHING
  4. BLACKOUT
  5. IN THE KINGDOM OF FLIES
  6. THE KING AND THE BISHOP
  7. BLACK MASK
  8. THRENODY
  9. LEVIATHAN
  10. THE LIGHT WITHIN

Line up

  • Adam Grant: vocals
  • Save Addario: guitars
  • Mike Enort: bass
  • Paul Igoe: drums

Voto medio utenti

Mi ha incuriosito parecchio questo The king and the bishop, full length d'esordio della band italo/irlandese/inglese Deadly circus fire; l'interesse era dovuto più o meno a sensazioni,
ad un monicker azzeccato, ad un titolo interessante, una cover intrigante e di buon gusto.
L'uscita di The king and the bishop era originariamente prevista per il 2012, ma alcuni contrattempi e una rimasterizzazione hanno posposto l'uscita a fine 2013.
Il sound viene descritto come un progessive metal con sonorità che spaziano dai Tool ai Mastodon. Ad un primo ascolto, molto superficiale, The king and the bishop non mi è piaciuto: sembrava una raccolta disorganica di sonorità, e soprattutto mi sono sentito spiazzato dall'apertura decisamente tirata, che mi ricordava alcune band thrash anni '90, e tutto il resto del lavoro l'ho accostato più ai Mastodon (per cui non mi trovo granché in sintonia).
Beh, sbagliato. Dopo un paio di ascolti invece ho cominciato ad apprezzare le trame intricate delle song, riconoscendo un certo merito alla band del chitarrista italiano Save Addario. E' anche vero che l'album non mi entusiasma, ci sono dei peccati di gioventù, soprattutto nei momenti più tirati, secondo me un po' troppo affini a sonorità già sentite, come ad esempio in Nothing, dove le accelerazioni diventano alla lunga un peso.
Ma è anche vero che le 10 tracce di TKATB dimostrano una discreta maturità ed una certa personalità: su tutte la title track, oppure la conclusiva The light within, ancche se un po' ricorda il mood dei lavori dei polacchi Riverside.
In conclusione un lavoro secondo il sottoscritto interessante quando non pesta sull'accelleratore e gioca su sonorità più melodiche e introspettive, mentre quando il sound si fa più duro rientra un po' troppo nei canoni del genere e si confonde con altre uscite del genere.
Recensione a cura di Marco Angiaz Angileri

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